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Mose e tangenti, nelle carte c'è Enrico Letta: "Gli abbiamo dato 150mila euro"

Giulio Bucchi
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"Davamo soldi a tutti, a destra e a sinistra". Anche Enrico Letta. E' l'onda lunga del Mose e dell'inchiesta veneziana sulle tangenti e gli appalti truccati. Un fiume di milioni, anzi di miliardi di euro piovuti sulle teste di alti dirigenti, funzionari, finanzieri e, naturalmente, politici. Qualcuno di loro, come il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, è finito in manette. L'ex governatore veneto Giancarlo Galan è appeso alla decisione della Camera dopo la richiesta d'arresto degli inquirenti. Molti altri, da Gianni Letta a suo nipote Enrico, non sono neanche indagati ma i loro nomi nelle carte ci sono ugualmente. Leggo falsità sul mio conto legate al #Mose. Smentisco con sdegno e nel modo più categorico. Non lascerò che mi si infanghi così!— Enrico Letta (@EnricoLetta) 11 Giugno 2014 "Soldi a Enrico Letta" - A parlare rivelando i finanziamenti per Letta junior, in un verbale risalente al 7 agosto 2013, è Roberto Pravatà, ex vicepresidente vicario del Consorzio Venezia Nuova, snodo centrale nel giro di mazzette: "In merito ad altre utilità dirette ed esponenti politici posso riferire che Mazzacurati (Giovanni Mazzacurati, presidente di CVN, ndr) mi convocò per dirmi che il CVN avrebbe dovuto concorrere al sostenimento delle spese elettorali dell'onorevole Enrico Letta che si presentava come candidato per un turno elettorale attorno al 2007 con un contributo nell'ordine di 150mila euro. Mi disse che il Letta Enrico aveva come intermediario per il Veneto, anche per tale finanziamento illecito, il dottor Arcangelo Boldrin. In effetti venne predisposto un incarico fittizio per un'attività concernente l'arsenale di Venezia". Pravatà ha anche parlato di soldi all'ex ministro Pietro Lunardi (per pagare il "risarcimento" del suo licenziamento all'Anas) e il ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio (viaggi in Scozia, Romania, Danubio).  

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