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Eternit, la Cassazione annulla la condanna: "Il reato è prescritto"

michele deroma
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Annullata senza rinvio perchè il reato è estinto per prescrizione: questo il verdetto pronunciato dalla prima sezione penale della Cassazione nell'ambito del processo Eternit. La Suprema Corte ha dunque annullato la condanna che la corte di appello di Torino aveva inflitto al magnate svizzero Stephan Schmidheiny, che in secondo grado era stato condannato a 18 anni di reclusione per disastro doloso. Secondo la corte la prescrizione "è maturata prima della sentenza di primo grado". Così il presidente della prima sezione penale della corte di Cassazione Arturo Cortese ha accolto la richiesta del procuratore generale Francesco Iacovello che chiedeva la cancellazione della condanna a 18 anni in secondo grado per il magnate svizzero per disastro ambientale doloso permanente e omissione di misure antinfortunistiche. Il caso - Schmidheiny era stato condannato per disastro ambientale doloso, per le polveri killer emanate da quattro stabilimenti italiani: Casale Monferrato e Cavagnolo (Piemonte), Rubiera (Emilia) e Bagnoli (Campania). Il processo d'appello aveva subito inasprito la pena subita dallo svizzero in primo grado, perché inizialmente erano stati dichiarati prescritti gli stabilimenti di Bagnoli e Rubiera. I magistrati avrebbero condannato anche l'altro imputato, il barone belga Louis de Cartier, che tuttavia è morto pochi giorni prima della sentenza: i due sono stati ritenuti colpevoli di "aver fatto disinformazione circa la pericolosità dell'amianto, anche quando questa ormai era nota in tutto il mondo". La contestazione di omissione dolosa di cautele antinfortunistiche nei confronti dei dipendenti, invece, era già stata giudicata prescritta.  

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