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Dove il Duce è cittadino onorario(tra le città ora pure Bologna)

Benito Mussolini

Nella roccaforte rossa la mozione per revocare il titolo, bocciata nel 2009. In precedenza i casi di Cinisello Balsamo e di Masse D'Alba

Andrea Tempestini
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Dopo lo scempio di piazzale Loreto, sul cadavere del Puzzone provano a infierire ancora. Per questo a Varese il consigliere comunale del Pd Luca Conte ha avanzato una mozione per revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. La proposta non è passata, ma è rimasto il tentativo goffo di togliere ad un defunto l'identità di cittadino. Quasi che a condannare i vinti non ci debba pensare più la storia, ma la toponomastica o l'anagrafe. Il Comune di Varese non è l'unico ad aver concesso la cittadinanza al Duce durante gli anni Venti (né tanto meno l'unico ad aver provato a togliergliela più tardi). Molte delle cittadinanze onorifiche vennero tributate a Mussolini tra il 1923 e il 1924 per celebrare un doppio anniversario: il primo anno della rivoluzione fascista e il decimo anno dall'inizio della Grande Guerra. Non mancarono allora atti espliciti di piaggeria o espressioni sovraccariche di enfasi. Ad esempio nel 1924 il podestà di Aulla, paese in provincia di Massa Carrara, si recò di persona a Predappio per consegnare il riconoscimento al Duce. 70 anni più tardi il sindaco del Comune, Lucio Barani, decise di revocare quella delibera, compiendo lo stesso gesto simbolico: promise infatti di andare a Predappio a riprendersi il documento. A Firenze, una delle prime città ad arruolare il Duce tra i propri «figli adottivi», la delibera venne votata già il 19 giugno 1923 da un governo di larghe intese. Nel Consiglio comunale votarono a favore infatti, oltre ai fascisti, anche i liberali e i cattolici. La città, allora, era retta da un'amministrazione chiamata, non a caso, «l'Unione».  C'era l'Unione, ma in senso prodiano stavolta, anche 80 anni dopo quando Leonardo Domenici, sindaco di Firenze, deliberò – come atto conclusivo del proprio mandato – di rimuovere la cittadinanza al Duce, consegnandola al contempo a Beppino Englaro. Negli anni Venti, a Bologna, vollero invece esagerare: insieme alla cittadinanza, pensarono di dare a Mussolini anche una laurea ad honorem in Legge. Il Duce si preparò accuratamente la tesi su Machiavelli, ma poi la cerimonia saltò e lui rimase senza laurea. Rischiò di restare anche senza cittadinanza nell'ottobre 2009, quando un grillino, Elio Antonucci, presentò una mozione per spodestare Benito del titolo di bolognese d'adozione. La proposta fu respinta. Così il Duce rimase, nell'anagrafe del capoluogo emiliano, in compagnia di altri cittadini acquisiti, più o meno illustri: Garibaldi, Gorbaciov, il Dalai Lama e... Roberto Saviano. Nell'ottobre 1924 il Duce prese due piccioni con una fava a Cinisello Balsamo, che allora si divideva ancora in due paesi. Dopo la sua visita, in tenuta da pilota, al campo di aviazione di Cinisello, i due Comuni si accordarono per conferire entrambi l'attestato al Duce, in modo da evitare rivalità campanilistiche. Ma il caso più degno di nota è quello di Masse d'Alba, un paesello in provincia dell'Aquila, dove il podestà mandò una pergamena commemorativa al Duce, giurandogli che la cittadinanza onoraria fino a quel momento non era stata «offerta a nessuno e goduta da nessuno» e che il riconoscimento era stato approvato «con la solennità data dalla voce di 5000 persone». Peccato che il paese avesse appena 1500 abitanti.  di Gianluca Veneziani

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