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Belpietro vince la sua battaglia, ma i siti italiani lo snobbano

Maurizio Belpietro

Strasburgo dà ragione al direttore di Libero, ma a vincere è la libertà di stampa. In Italia non se ne accorge nessuno se non Il Giornale e Il Fatto

Michele Chicco
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La Corte europea dei diritti dell'uomo stamattina ha dato ragione a Maurizio Belpietro, direttore di Libero, ma non solo. A Strasburgo, oggi, è stata scritta una pagina storica per la libertà di stampa: condannare un giornalista alla prigione non si può. Evviva! Dopo anni di battaglie in tribunale e alcune condanne - la più tristemente celebre è quella inflitta un anno fa ad Alessandro Sallusti - si è giunti ad una svolta. La libertà d'espressione è sacra e tutti quelli che maneggiano questa libertà quotidianamente, oggi, hanno che festeggiare. La battaglia di Belpietro, insomma, non era in solitaria, ma funzionale al raggiungimento di un obiettivo comune e più importante. Missione compiuta, ma poco rumore. Strano? Silenzio stampa - I grandi giornali italiani, infatti, hanno preso la notizia un po' sottogamba. I motivi di una scelta così singolare si ignorano, ma resta che, esclusi Il Giornale e Il Fatto Quotidiano, nessun altro quotidiano nazionale abbia proferito verbo. Il Corriere della Sera e Repubblica nemmeno per idea, La Stampa idem. Hanno tutti deciso di "bucare" la notizia o forse non hanno capito l'importanza rivoluzionaria di una sentenza che protegge le idee prima delle persone. Belpietro, si può essere certi, sarà comunque contento: alla fine, ha combattuto la sua battaglia anche per loro.

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