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Milano, viaggio nelle cantine occupate dai romeni: uomini topo nelle case Aler

Giulio Bucchi
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Spaccano i catenacci delle cantine, si impossessano di quelle vuote e di quelle assegnate agli inquilini, e ci mettono dentro i più disperati tra quanti si rivolgono al racket delle occupazioni per avere un tetto sulla testa. In via Molise, quartiere Calvairate, non sono più solo gli alloggi dell'Aler a essere presi di mira da chi lucra sull'emergenza abitativa, ma anche i sotterranei. Col risultato che stranieri provenienti dall'Est Europa e dal Nord Africa vivono in celle di cemento ampie cinque metri quadri senza finestre e senza sanitari. Pagando, per essere stipati in antri ospitali quanto grotte, anche un affitto. Siamo al civico 5 di via Molise, un enorme complesso Aler che conta 8 scale e più di 100 alloggi. Nelle cantine della scala G fino a sabato dormivano cinque romeni, tre uomini e due donne, ognuno nella sua cella. Avevano manipolato l'impianto del riscaldamento centralizzato per avere acqua calda, mentre per l'energia elettrica avevano realizzato un allacciamento abusivo al contatore di un centro medico al piano terra. Una cantina è adibita a locale lavanderia, con i fili per stendere il bucato. Un'altra è utilizzata come latrina: c'è ancora la bottiglia usata a mo' di orinale. Non c'è luce naturale né ricambio d'aria: gli unici lucernai sono feritoie da cui cola l'acqua piovana. Nello stretto corridoio ci sono vecchi elettrodomestici e batterie d'auto abbandonate. Nelle celle c'è così poco spazio che i materassi gettati per terra non permettono più l'apertura completa delle porte. Indumenti di poco valore sono ammucchiati vicino a generi alimentari e fornelletti da campo. Un uomo si era organizzato con televisione e Playstation. Un altro aveva arredato la stanza con luminarie natalizie. Un paio di scarpe rosa segnalano la presenza di una donna. Ora le forze dell'ordine hanno sgomberato i cinque abusivi, ma le loro cose sono ancora lì, e gli inquilini non escludono che possano tornare indietro. Per precauzione hanno svitato le lampadine dell'illuminazione condominiale, così da rendere le cantine perennemente buie. Nell'aria, a giorni di distanza, ristagnano ancora gli odori di deiezioni umane e di cucine improvvisate. Il fetore si sente sin dal pianerottolo d'ingresso del condominio. È stato proprio questo ad attirare l'attenzione di Francesco Rocca, dei suoi fratelli e dei suoi amici, un gruppo di giovanissimi residenti di via degli Etruschi che pattugliano le strade del circondario per evitare nuove occupazioni da due mesi. Da quando, cioè, una residente del quartiere (premiata domenica con l'Ambrogino d'oro) ha subito ritorsioni dopo aver denunciato gli occupanti. Sabato sera Francesco e i suoi sodali sono scesi nelle cantine di via Molise 5 per capire che cosa generasse tale tanfo. E quando hanno trovato gli abusivi lo stupore è stato reciproco: dei ragazzi, perché non si aspettavano occupanti anche lì. E di questi ultimi, che non si sentivano in difetto e hanno provato a legittimare la propria presenza, prima di ricacciarsi in gola le parole per discrezione, dicendo: «Noi qui paghiamo l'affitto». Chi gestisce il racket delle cantine, e a fronte di quale incasso? Non è noto. I sospetti di alcuni residenti si concentrano su un abusivo (nonché testa calda) che vive proprio in via Molise 5. Di certo c'è che per gli inquilini di un complesso già martirizzato da occupanti, degrado, blitz notturni e alloggi sfitti e lastrati, c'è una nuova fonte di preoccupazione e disagio. «Quando dobbiamo scendere al piano seminterrato abbiamo paura», spiegano i responsabili del centro sociale «Gruppo Anziani Molise», associazione per pensionati con più di 150 iscritti e un ampio locale a metà tra gli stabili del civico 5 e del 17. Hanno blindato la propria cantina con due grossi lucchetti, ma la situazione alla scala I (dove pure sul solaio si è piazzato un abusivo) è anche peggiore della scala attigua. Qui dorme un gruppo di maghrebini, tutti uomini. Di giorno non ci sono mai: escono all'alba e tornano dopo il tramonto. Ma vivono in condizioni igieniche critiche: nei locali cantina di cui si sono impossessati le pozze di urina e le stoviglie per cucinare sono le une a poca distanza dalle altre. «Abbiamo chiamato tutti: l'Aler, l'ufficio d'igiene, il nuovo centralino per le occupazioni organizzato dal piano della Prefettura. Non è ancora venuto nessuno, continueremo a farci sentire» raccontano i responsabili del centro anziani. Conclude Francesco Rocca: «Piuttosto che tenerle così, preferiamo che le cantine vengano murate». di Roberto Procaccini

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