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Sergio Marchionne, l'esperto Patrick Suppiger: "Perché la polizia non indaga sulla sua morte?"

Davide Locano
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Il caso della morte di Sergio Marchionne lascia molti dubbi. E, in questo contesto, le speculazioni si sprecano. Cosa è successo, davvero? Quali misteri nascondono gli ultimi suoi giorni di vita? Il suo decesso è attribuibile a un errore medico? Della questione, interpellato da 20 Minuten, si esprime Patrick Suppiger, presidente dell'Associazione svizzera per la comunicazione e la gestione delle crisi. Quando gli chiedono cosa significa per l'ospedale di Zurigo la morte di Marchionne, risponde: "Non è certamente un evento felice. Marchionne era un paziente di primo piano, che ha messo l'ospedale sotto i riflettori. Il caso non è ancora chiaro: cosa è successo esattamente? Cosa è andato storto? Un medico ha commesso un errore? E quanto è imperdonabile? C'è un'indagine della polizia? Complicazioni e morti fanno parte della medicina. In questo caso c'è però in gioco la buona reputazione dell'ospedale". Leggi anche: Sergio Rizzo: "Cosa mi ha sempre lasciato perplesso di Marchionne" Parole pesantissime, quelle dell'esperto, che dunque suggerisce alla struttura che cosa dovrebbe fare: "Comunicare il più rapidamente e in modo trasparente possibile quanto accaduto per contrastare la speculazione selvaggia. Naturalmente, si applica il segreto medico, ma tutto ciò che può essere detto pubblicamente sul caso deve essere comunicato. È importante esprimere tristezza per l'accaduto e dire chiaramente: Investigheremo e chiariremo eventuali responsabilità da parte dei medici". Insomma, Suppiger chiede a gran voce un'indagine sulla morte di Marchionne. "Se un'eventuale negligenza non potrà essere dimostrata non sarà così grande. L'ospedale universitario gode di un'ottima reputazione". E nel caso in cui un medico avesse commesso un errore evitabile? "Questo potrebbe arrecare un reale danno d'immagine. Verrebbe a crearsi un circo mediatico che farebbe rimbalzare continuamente, screditandolo, il nome dell'ospedale sui media. Una buona comunicazione in questo caso sarebbe necessaria", conclude Suppiger.

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