Il Lazio è solo la prima tappa di Regionopoli: ora iniziano a tremare anche Sicilia e Campania. La Procura della Repubblica di Palermo ha aperto un’inchiesta sulle spese dei gruppi parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana per verificare eventuali sprechi e irregolarità nella spesa, sulla scia di quanto sta accadendo a Roma e Viterbo per il caso del consigliere laziale del Pdl Franco Fiorito che ha portato le dimissioni della governatrice . Del fascicolo palermitano sono titolari il procuratore aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Maurizio Agnello e Sergio De Montis. Sulle spese dei gruppi parlamentari i magistrati hanno già acquisito molti degli articoli di giornale che si sono occupati del caso. I pm Agueci, Agnello e Demontis adesso dovranno acquisire il materiale documentale custodito dai gruppi politici che hanno una rappresentanza all’Ars. Proprio la colocazione nel palazzo del Parlamento siciliano, al quale, sotto certi profili, sono estese le guarentigie riconosciute dal Senato, porrà dei problemi di carattere formale. Non sono possibili infatti, se non a determinate condizioni, perquisizioni e sequestri dentro il Palazzo dei Normanni. La situazione dovrà essere studiata dal punto di vista giuridico. La prima cosa che faranno i magistrati sarà comunque quella di chiedere ai gruppi parlamentari il materiale necessario per le verifiche. Nell’effettuare le indagini la Procura, che ancora non ha scelto la forza di polizia che si occuperà del caso, agirà in raccordo con la Corte dei Conti. Bubbone in Campania - Qualche centinaio di chilometri più a Nord, l'inchiesta sulla sospetta ripartizione di fondi erogati dalla Regione Campania è già ben avviata e ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati del consigliere dell'Udeur Ugo De Flaviis. Secondo quanto si è appreso, il pool di pubblici ministeri che indaga sta lavorando su una serie di atti che riguardano anche la passata consiliatura e in particolare nell’anno 2008. L'acquisizione di documenti ha riguardato anche appalti e consulenze forse 'gonfiate' con storni di conti non del tutto chiari. I magistrati hanno aperto un fascicolo ipotizzando il reato di peculato e intendono accertare se vi siano casi di consiglieri che hanno utilizzato il denaro pubblico per fini personali. Sotto la lente degli inquirenti le risorse assegnate a ciascun gruppo consiliare per l’attività del gruppo stesso e il fondo per la comunicazione e l’assistenza istituzionale. Per quanto riguarda la prima voce, nel 2008 sono stati erogati 1.107.000 euro, somma rimasta immutata nel 2009 e scesa a 1.055.000 euro nel 2010, nel 2011 e nel 2012. Nell’ambito del fondo per la comunicazione, i gruppi hanno ricevuto 1.265.000 euro nel 2008, 1.215.891 euro nel 2009, 1.612.500 euro nel 2010, 1.523.000 euro nel 2011 e la stessa cifra nel 2012. Tremano le Regioni - L'impressione, dunque, è che le inchieste romane oltre a svelare il malaffare e le furberie dei consiglieri laziali abbiano aperto il vaso di Pandora degli sprechi delle regioni. D'altronde, di beghe ce ne sono e tante da Nord a Sud. Se sui conti in rosso di Sicilia, Campania e Lazio i dubbi di malagestione (se non, appunto, di peculato) sono evidenti, il settore sanità rischia di far saltare le poltrone di molti governatori: quella di Roberto Formigoni in Lombardia, indagato nell'inchiesta sul faccendiere Daccò e la Fondazione Maugeri, e quella di Nichi Vendola in Puglia, anche lui indagato per vicende legate alla sanità regionale. In Emilia Romagna, invece, il governatore democratico Vasco Errani è finito nel registro dei pm per un milione di euro di sovvenzioni sospette alla Coop del fratello. Capitolo spinosissimo, quello del rapporto tra politica e cooperative, che nella regione più rossa che ci sia rischia davvero di far crollare tutto un sistema che dura da 60 anni. E pochi giorni fa la Finanza sta indagando sulle fatture di Idv, Rifondazione Comunista e Alleanza Nazionale del periodo 2005-2010, sparite misteriosamente e riapparse dopo un mese.