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Italicum, il patto Renzi-Berlusconi a rischio con gli emendamenti

Ignazio Stagno
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Silvio Berlusconi ha accettato il piano di Renzi per la riforma elettorale. Dalle parti di Forza Italia c'è comunque delusione per la scelta del premier di rivisitare gli accordi del Nazareno lasciando il campo aperto di fatto solo ad un cambiamento di regole alla Camera. L'Italicum dunque verrà applicato solo a Montecitorio mentre al Senato si voterà con il Consultellum uscito fuori dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il Porcellum. Il Pd ha fatto sapere ha ha ritirato tutti gli emendamenti all'Italicum, tranne quello che prevede la doppia preferenza di genere. Il ritiro degli emendamenti è un segnale chiaro che va verso un'accelerazione del percorso che dovrà tenere il Aula la riforma. Ma il passaggio in Parlamento non sarà una passeggiata. Le fronde sono pronte a sgambettare Renzi sfruttando il voto segreto. La sinistra Pd ha infatti deposto le armi ritirando i propri emendamenti, ma secondo alcune fonti del Nazareno una truppa di dem è pronta a votare quelli di Ncd. La minaccia di Civati - Civati apre il fuoco sull'Italicum di Renzi: "Ma si è mai visto un sistema politico bicamerale con due leggi diverse per ognuna delle due Camere? Mi appello a Napolitano per sapere se va tutto bene".  La legge, ha aggiunto, "non interviene su rappresentanza e governabilità. Non è nè un superamento nè una riflessione su ciò che la Consulta ha detto". Insomma Civati e i suoi fedelissimi tra Camera e Senato potrebbero votare contro l'Italicum. Ma la sinistra dem potrebbe anche seguire gli alfaniani sugli emendamenti che prevedono l'introduzione delle preferenze che finora non sono previste nella bozza di legge voluta dal premier e anche da Forza Italia. Caos emendamenti - Renzi però tira dritto e vuole la legge già per venerdì. Intanto la ripresa dell'esame del disegno di legge di riforma della legge elettorale nell'Aula della Camera slitta a mercoledì mattina. L'avvio della discussione degli emendamenti era già stato posticipato dalle 16 alle 18.15. Il presidente della commissione Affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto, alla ripresa della seduta ha riferito che la richiesta di altro tempo per gli approfondimenti è stata avanzata unanimemente da tutti i gruppi parlamentari. La seduta è stata convocata per le 10.30 di mercoledì mattina. Superata l'analisi degli emendamenti il testo dovrebbe approdare in Aula e lì comincerà la vera battaglia. Intanto per Renzi si profila una nuova grana. A dargliela è Alfano: l'impasse riguarda le candidature multiple, fortemente volute dagli alfaniani, soprattutto alla luce degli scenari prospettati dagli studi effettuati dalla camera sulla base degli algoritmi per la ripartizione dei seggi, che sfavoriscono i piccoli partiti per l'elevata casualità della distribuzione a livello nazionale. Ncd, quindi, chiede di alzare il tetto massimo delle candidature multiple a 10, mentre l'accordo precedente ne prevedeva un massimo di 8. Si attende ora la risposta di Renzi. Sul punto, c'è la contrarietà di FI, ma anche di una parte del Pd.    

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