Cerca
Logo
Cerca
+

Forza Italia, la big accoltella il Cav. L'ultimatum: "Lo fai? Me ne vado"

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

Questo, per Michaela Biancofiore, è un giorno nero. Non sa se lasciare Fi o dare battaglia interna. Avventarsi sui 5-6 che stanno attorno a Silvio Berlusconi e non lo lasciano avvicinare. Prendere di petto il Cav e dirgli: «Sveglia. Puoi vincere di nuovo. Tanti ci contano». È furiosa e abbattuta la deputata bolzanina. Soprattutto, è assai leggiadra questa donna in tempesta. A 45 anni, è sempre la valchiria azzurra che da tre lustri guida il centrodestra in Alto Adige. Ma dal partito arrivano continui ostacoli. Ora c'è il problema del candidato sindaco di Bolzano dove si vota l'8 maggio (la città è commissariata e senza sindaco da novembre 2015). Lei ha proposto Igor Janes, giovane avvocato. Fi ha invece imposto Mario Tagnin, con l'imprimatur del Cav. Per questo e altro, la creatura nibelungica che ho di fronte sprizza indignazione dagli occhi azzurri. «Due caffè?», ci chiede il maître mentre sediamo nel bell'albergo romano di via Veneto dove Biancofiore è cliente abituale. «Camomille», dico, dati i nervi a fior di pelle. «Non esageri, Giancarlo. Dei decaffeinati andranno bene», ribatte Michaela che aggiunge: «E acqua per Puggy». È il quattro zampe mezzo addormentato ai piedi del tavolo, l'inseparabile carlino con cui vive Biancofiore. Un animalino da grembo di ottimo carattere. Anche lui è un po' irritato per ragioni diverse dalla padrona. Comincia, infatti, a pesargli la settimanale trasferta a Roma. Puggy adora volare ma poiché l'aeroporto di Bolzano al momento è chiuso deve sorbirsi cinque ore di treno e gli secca. «Nonostante le amarezze, il suo fascino è intatto», dico alla mia dirimpettaia dopo attento esame. Ha lunghi capelli biondi, bei gioielli e l'aria chic. «A noi berlusconiani il fisico ci aiuta invecchiando - sorride -. La genetica berlusconiana ha una marcia in più». «Perché da un po' va dicendo che con Fi è finita. Siamo agli addii?», chiedo. E lei prorompe come se avessi spaccato una diga: «Non è semplice. Sono ventidue anni che sono in Fi. È la mia vita e la mia famiglia. Berlusconi è il prolungamento del cordone ombelicale. Oggi è impossibile tornare al 1994, eppure tanta gente lo desidera. Ma il mio presidente non ha più voglia di vincere. Non ci crede più. Io sono più berlusconiana di Berlusconi. L'humus per nuove vittorie c'è. Ci sono tanti che desiderano passare dal mondo del lavoro a quello del governo e vogliono farlo con Berlusconi». Essendo molto più scettico, la fede incrollabile di Biancofiore mi commuove. Interrompo lo sfogo e chiedo di nuovo: «Esce o non esce da Fi?». «Aspetto il risultato delle elezioni di maggio a Bolzano - dice -. Il mio candidato, Jane, è quello che vuole la città e che unisce il centro e la destra. L'altro, Tagnin, scelto da Elisabetta Gardini». «Che c'entra l'eurodeputata veneta?», chiedo. «È il commissario Fi mandato da Roma. Comunque, per me, Tagnin è perdente. Se a maggio ci sarà la débâcle che mi aspetto, io non resterò», dice e si mette in grembo Puggy che ha appena bevuto dalla ciotola argentea con il blasone dell'hotel. Che succede in Fi? «Oggi è senza regole. Ci fu un signore di nome Claudio Scajola che aveva dato una struttura e un'impostazione al partito, grazie alla quale ho potuto fare qualcosa per Fi». Il bistrattatissimo Scajola, l'antico coordinatore! «Aveva fatto congressi e creato luoghi di confronto in cui si poteva emergere e selezionare la classe dirigente. Così sono riuscita a fare di Fi il primo dei partiti italiani in Alto Adige». Voleva mollare già nel giugno 2015, esasperata dal cordone di giannizzeri che impedisce di avvicinare il Cav. «Cinque, sei persone che cambiano spesso e si appoggiano sugli intrighi per entrare nelle grazie del Re Sole. Chi poi entra nella cerchia scorda subito la frustrazione che aveva quando era fuori e dimentica gli altri». Detto così, il Cav sembra sotto tutela. «Trovo normale che si avvalga di alcuni per le cose minute. Poi però ne resta prigioniero, isolandosi dal mondo». Per tornare al suo caso? «Ho provato in ogni modo di fargli sapere che a Bolzano potevamo vincere con il mio candidato. Si è convinto di vincere con l'altro. Ma come fa a esserne sicuro se sul campo ci sono io?». Crede di più alla Gardini, sponsorizzata dalla cerchia intima. «Dovrebbe invece avere fiducia nelle persone giuste. Ma ha subito tanti di quei tradimenti che per lui sono tutti eguali». E lei, fedelissima autentica, non lo sopporta. «Non siamo tutti eguali. A Bolzano volevo solo dargli la gioia di una vittoria. Che altro interesse potrei avere?». Ne tragga la conclusione logica: il Cav è sordo e la vostra storia esaurita. «Forse ha ragione. È come in una grande storia d'amore: non ci si rassegna all'idea che sia finita». Però è finita. «Allora lo dica lui che è finita e tana libera a tutti. Nessuno gli rinfaccerebbe di gettare la spugna con quello che ha patito». Perché Elisabetta Gardini si è messa di traverso? «A Bolzano l'ho voluta io. Credevo fosse la mia più cara amica. Le avevo fatto avere migliaia di voti per l'elezione a Strasburgo. Ma, arrivata in città, mi ha ignorato, facendo tutto alle mie spalle». Come lo spiega? «È stata scorretta e sleale». Un tempo diceva: «Sono politicamente fidanzata con Berlusconi da sempre e per sempre». Ma ora vuole andarsene. «È stato un fidanzato un po' fedifrago, paragonato alla mia lealtà (si sfila l'anello Damiani con brillanti che il Cav le regalò dieci anni fa dopo la vittoria di Fi a Bolzano. Me lo mostra e lo appoggia sul tavolo). Ho sempre detto che sarei rimasta finché c'è Berlusconi. E lui non c'è più». Andandosene, dove pensa di accasarsi? «Per paradosso, anche nella Sudtiroler Volkspartei. L'ho sempre combattuta ma è un partito serio, che sa vincere. Un partito che non ha mai fatto revisionismo. E loro mi stimano». Ha parlato con interesse di Grillo come innovatore. «M5S è identico a Fi nel 1994. È un movimento popolare, post ideologico che, come facemmo noi, rifiuta il politicismo». Come si definirebbe politicamente? «Popolana, popolare, populista. Triade di cui essere orgogliosi». Il Cav ha successori? «Io volevo la figlia, Marina. Capisco però il rifiuto. I Berlusconi si sono già svenati per il Paese. È la famiglia che, tra impresa e politica, ha dato di più negli ultimi quarant'anni». Il Cav si circonda male? «Non fa mai la scelta sulla persona giusta. Non se ne può più di vederlo sbagliare». Infatti, ha perso per strada metà partito. «I suoi caudatari pensano: chi se ne va libera posti; meno siamo meglio è. Va bene anche un partito al cinque per cento ma tutto per noi». Sulle persone prendete gli stessi abbagli. Il suo amico Franco Frattini, sciagurato ministro degli Esteri del Cav zelatore della guerra a Gheddafi... «Non scordi che fu indotto alla guerra dal presidente Napolitano...». ... fu da lei proposto mesi fa come sindaco di Bolzano. «Se, come volevo, fosse stato lui il candidato avrebbe preso il 70 per cento dei voti, inclusi quelli della Svp». Ha raccontato che Frattini le fece perdere dieci chili. Pene d'amore? «Che dice? Persi i chili perché, nei miei primi passi in politica con lui, lavoravo troppo. Con Frattini siamo come fratelli». Mentre bagatelliamo, il cellulare di Michaela squilla. La Venere tirolese risponde e si illumina. «A Palazzo Grazioli si discute il caso Bolzano e i maggiorenti di Fi sono tutti dalla mia parte», annuncia. Ossia? «Insistono per Janes, il mio candidato. È la prima volta che sento il partito davvero schierato con me». Vittoria, dunque. «Dipende dal presidente Berlusconi. In ogni caso, si è perso tempo. Con le loro mene, Gardini e i suoi cattivi suggeritori hanno probabilmente compromesso il mio candidato. L'amarezza resta intatta. Andiamo avanti». Di sé ha detto: «Sotto l'amazzone, c'è la micetta». «Gli uomini si innamorano dell'amazzone. Poi, quando scoprono una persona dolce, la distonia li fa scappare. Temono l'impegno. Ma non sono né noiosa, né banale. Chi sta come me, mi vede e mi sente». Ha qualcuno? «Sono stata chiesta in sposa. Sto riflettendo». Il suo tipo d'uomo? «Ne ho avuti pochi, tutti giovani e figaccioni. Un solo grande amore». Vendola ha avuto il suo bebè. «Due maschi non possono avere figli. Non dubito dell'amore che daranno alla bimba, ma non è la famiglia naturale». Come immagina la scena d'addio col Cav? «Un abbraccio e un sorriso, fra persone di mondo. Poi, per me, sarebbero lacrime amare. Per lui, non credo». Non la merita. «Ho dato spesso i miei sentimenti alla persona sbagliata». intervista di Giancarlo Perna

Dai blog