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Melandri, Maxxi: giovedì si decide lo stipendio

Giovanna Melandri

Dopo la nomina e le polemiche affermò: "Non voglio alcun compenso". Ma giovedì il Cda della fondazione decide sulla paga. E lei: "Non prenderò molto..."

Andrea Tempestini
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La sua nomina, considerata "politica", sollevò un polverone. Stiamo parlando di Giovanna Melandri, l'ex ministro Pd ai beni culturali ed ex parlamentare, che aveva deciso di accettare la carica di presidente del Maxxi. "Totalmente gratuitamente". Una tesi che aveva poi ribadito in televisione: "Vado gratuitamente a rilanciare un'istituzione pubblica". E ancora, altre roboanti dichiarazioni: "Voglio trasformare il museo nella Tate Modern italiana. Ai miei detrattori - lanciava il guanto di sfida - do appuntamento tra tre anni per valutare insieme i risultati". Se ancora non fosse stato chiaro, ribadiva: "Al Maxxi la mia indennità è zero". Polemica con Dago - Poi però le cose erano cambiate. Il primo spiffero era arrivato da Dagospia, che dava contro delle pressioni dell'ex ministro per trasformare il museo da fondazione a ente di ricerca. Un escamotage che avrebbe consentito di dare un compenso al presidente, ovvero a lei. La Melandri, però, aveva prontamente smentito. Così: "Quella di Dagospia per il Maxxi e contro di me è ormai un'ossessione". Passa qualche settimana, arriviamo a pochi giorni fa, quando la Melandri rilascia un'intervista a Panorama, e ammette candidamente: "Lo stipendio? Lo prenderò da settembre-ottobre. Nell'ottobre 2012, quando ho accettato l'incarico, sapevo che il Maxxi era una fondazione e che in base alla legge Tremonti avrei prestato la mia opera gratuitamente. Legge sbagliatissima, me lo si lasci dire, perché la cultura ha bisogno di grandi manager, e questi vanno pagati".  Senza vergogna - Una piroetta di trecentosessanta gradi, senza vergogna, quella dell'ex ministro. Che prosegue: "Sapevo anche che era in corso una procedura, avviata dai precedenti amministratori e conclusa ad aprile, per il riconoscimento del Maxxi come ente di ricerca. Ho detto all'allora ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi: Comunque vada, per un anno regalo il mio tempo prezioso. Ho sbagliato: dovevo dire che non appena avrei potuto prendere uno stipendio me lo sarei preso, eccome. Scherzo, ovviamente. Ma sarà uno stipendio sobrio, pari a quello di altri dirigenti. Certo, uno stipendio giusto dev'essere legato ai risultati. E i miei sono buoni. Abbiamo già raggiunto in luglio l'obiettivo annuo di 1 milione 300 mila euro raccolti da privati". L'ordine del giorno - Senza il minimo pudore, insomma, la Melandri aveva già certificato la retromarcia: lo stipendio lo prenderà. E non solo. Tra il serio e il faceto l'esponente del Partito democratico - oltre a parlare della necessità di "grandi manager" per la cultura - rivendica anche la paga che avrebbe voluto ricevere nel corso del suo primo anno di incarico. E adesso? L'ultimo capitolo di questa vicenda arriva con un articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera di sabato 27 aprile: giovedì prossimo è convocato il consiglio di amministrazione della Fondazione Maxxi. Il punto all'ordine del giorno? Semplice: "Compenso del presidente". La Melandri ci ha raccontato una Maxxi balla.

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