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E' morto Antonio Sibilia, storico presidente dell'Avellino. Liti, guai e affetti: tutti gli aneddoti

Ignazio Stagno
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È morto a 93 anni (ne avrebbe compiuti 94 il 4 novembre) Antonio Sibilia, storico patron dell'Avellino di cui è stato dirigente per circa mezzo secolo. "Il commendatore di Mercogliano" era malato da alcuni mesi. Gran scopritore di talenti, a lui devono le loro fortune calciatori del calibro di De Napoli, che arrivò a giocare i Mondiali in Messico, Vignola, Tacconi e Favero, e soprattutto Juary, il brasiliano che festeggiava i gol ballando il samba attorno alla bandierina del calcio d'angolo. Ecco qui di seguito gli aneddoti su Sibilia raccolti nelle interviste a ex calciatori realizzate per Libero da Alessandro Dell'Orto nel corso degli anni. DE NAPOLI «Un presidente padrone, uno di quei personaggi che ora non ci sono più. Nemmeno Gaucci è così. Sibilia era come un padre, e molto severo: noi giovani avevamo sempre paura che ci desse qualche schiaffone. Non l'ho mai visto ridere». CARNEVALE "Primo stipendio vero tra i prof all'Avellino: 800 mila al mese più un premio ad ogni gol. Derby col Napoli e Sibilia dice: “Regazzì , se segni ti do 1 milione”. Risultato finale 3-0 con tripletta. Si presenta il presidente e pam, mette sul tavolo un milione in contanti: “Ebbravo regazzì, con questi soldi vattene al cinema...”. CARNEVALE 2 "Pregio e difetto di Sibilia? Straordinario umanamente ma a volte troppo duro. Partita a Viareggio e Tolio, un ragazzino, gioca male. Sibilia: “Ma chi cazzossei? Sei unammerda”. Carriera stroncata» . VIGNOLA «Periodo in cui gioco maluccio, arriva Sibilia nello spogliatoi e urla: “Vignola, sembri una signorina: non siamo mica a un balletto. Domani vieni in sede”. Mi presento incazzato, anche perchè mi deve saldare una parte di stipendio. Sbatte i pugni, mi fa una testa così finchè non ce la faccio più: “Presidente, invece di parlare tanto mi dia i soldi che mi deve...”. Silenzio e pum, uno schiaffo». Ha reagito? «E' matto? Zitto zitto me ne sono andato, ho fatto le valigie e sono partito per l'aeroporto. Mi hanno fermato i compagni». Il ricordo più buffo del presidente? «Quando andavi a firmare il contratto: ti accoglieva con le guardie del corpo, due giganti. Secondo me lo faceva per intimidire...». I pregi di Sibilia? «La sincerità e la competenza calcistica. A Skov un giorno disse in faccia: “Tu non sai giocare, a fine anno te ne vai”. Di Carnevale e De Napoli invece ripeteva: “Sono giovani, ma arriveranno in nazionale”. Aveva ragione». VIGNOLA 2 "Nella stagione stagione 1983-84 mi accordo con la Fiorentina e vado da Sibilia. Mi accoglie sorridendo: “Sbagli tutto, ragazzo, è un'altra la squadra in cui ti mando. Chiama questo numero, ma da casa”. E mi dà un bigliettino». Prefisso ? «011, e io pensavo al Torino. Driiin, driin e sento: “Buongiorno, sono la segretaria di Boniperti …” » . JUARY «Le racconto il mio impatto con Sibilia». Scusi Juary, cosa sta facendo? Perché si mette gli occhiali da sole? «Imito Sibilia. Abbassa gli occhiali sul naso, mi scruta da vicino e si volta da Vinicio: “Ma tusippropriossicuro checchisto è un calciatore?”. Parlottano. Mi osserva ancora da vicino: “Ma è piccolino, nuncelappò fa'”. Parlottano ancora e borbotta a Vinicio: “Cumpà, ma io dovrei spendere 800 dollari pecchistuccà? Se non gioca tra 3 mesi caccio lui e te insieme”. E mi fa firmare: 20 milioni netti». Poi si è convinto. «Al primo gol.. Sa che sono andato a salutarlo il mese scorso? E' stato gentile come sempre. Era un grande signore, elegante e corretto». Con qualche amicizia particolare... Cutolo, per esempio, boss della camorra. Lei lo conobbe, vero? «Che casino quella volta. Mi chiama Sibilia: “Domani tu devi venire con me”. E io: “Ma c'è allenamento”. Risposta secca: “Qui comando io”. Il giorno dopo vengono a prelevarmi gli uomini della scorta, due giganti talmente grandi che in mezzo a loro sembravo Arnold, quello del telefilm “Il mio amico Arnold”. Ahahaha, bella questa vero?». Bella. Continui. «Salgo in macchina e chiedo a Sibilia: “Dove andiamo?”. Risposta secca: “Fatti gli affari tuoi!”. Ad un certo punto mi ritrovo in tribunale tra interrogatori e carabinieri. Mi portano da quel tizio dietro le sbarre che voleva conoscermi. Io non sapevo chi fosse». Cutolo, cui ha regalato una medaglia d'oro... «Macchè, bugia: era la medaglietta dell'Avellino. Mi parla, si informa, mi saluta. Solo il giorno dopo ho capito...». Ai tempi, in città, si diceva che fosse il modo con cui Sibilia si sdebitava nei confronti di Cutolo perché avevano da poco sventato un attentato allo stadio. «Si diceva, ma non ne sapevo nulla». BELTRAMI «Sibilia dell'Avellino mi incuteva timore. Era ricchissimo, nessuno capiva come guadagnasse tutti quei soldi e i maligni ipotizzavano avesse giri malavitosi. Un giorno mi chiede un giocatore, restiamo d'accordo che ci rivedremo. Nel frattempo lo cedo ad altri». Paura? «Molta. Ma prendo coraggio e busso alla sua camera. Aprono le guardie del corpo, dicono che il presidente sta riposando. Dall'altra stanza rimbomba una voce: “Uagliò, fatelo entra' che aqquesto ci devo parla'”. Io, terrorizzato, penso: “Se si incazza mi gambizza”. E' seduto laggiù sul divano, mi scruta. Trovo la forza di parlare, la voce trema: “Coooommendadoree, quel giocatore l'ho venduto ad altriiii”. E lui: “Cosaaaaa?”. “Mi scusi, ma in questo modo ho fatto tornare i conti della mia società”. Silenzio. Attimi interminabili. Mi dà una pacca sulla spalla. “Tu sììì un mariuolo”. Pausa. “Ma tieni raggioneee. Amici come prima”. Che sollievo!» di Alessandro Dell'Orto

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