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Saviano se la fa già sotto: "Se c'è Marina scappiamo"

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Violento tweet dello scrittore: «Lei in campo seguirebbe le sporche impronte del padre» L'assalto alla donna che l'ha reso ricco coi libri rivela che l'ipotesi spaventa la sinistra

Lucia Esposito
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«Fuitevenne 'a Napoli», diceva Eduardo De Filippo. «Fuitevenne» da Marina, scimmiotta Roberto Saviano. L'autore di Gomorra (Mondadori) e Zerozerozero (Feltrinelli) non ha resistito alle voci sulla possibile candidatura della primogenita di Silvio Berlusconi. E ieri mattina ha twittato: «Se Marina Berlusconi ottenesse un incarico pubblico, seguirebbe le sporche impronte del padre. Torna in mente Eduardo: “Fuitevenne”». Cioè fuggitevene, come ebbe a dire Eduardo di una Napoli senza speranze. Non è chiaro se lo scrittore intendesse che i Berlusconi se ne devono andare (il padre peraltro è al momento orbo di passaporto) o se si riferisse agli italiani, incitandoli alla ritirata in caso di discesa in campo di Marina.  Il personalissimo augurio (la presidente Mondadori ieri ha festeggiato 47 anni) ha provocato reazioni irriferibili nello staff. Ed è l'ennesima tappa di una querelle che risale a quando l'ospite fisso di Fabio Fazio pubblicava con la casa di Segrate (Gomorra, tradotto in 43 Paesi, più le raccolte di scritti La bellezza e l'inferno e La parola contro la camorra, quest'ultimo con Einaudi).  Dal 2006 Saviano si accredita come firma di punta di Repubblica, buon ultimo di una schiera di penne che pubblicano col Cav e sputacchiano sul piattino. Nel 2010, l'allora premier dice in conferenza stampa che «la mafia italiana risulta la sesta nel mondo, ma è la più conosciuta grazie al supporto promozionale che ha ricevuto dalle serie tv come “La piovra” e anche dalla letteratura, come con “Gomorra”». Saviano è lesto: accusa Berlusconi di volerlo «zittire», gli chiede di scusarsi e accenna l'ipotesi dell'addio con martirio ideologico annesso. «Pensavo che Mondadori ed Einaudi avessero gli strumenti per convalidare anche posizioni forti, correnti di pensiero diverse. Dopo le sue parole non so se sarà più così». Marina risponde a Repubblica: «E perché? Che cosa è cambiato? Silvio Berlusconi non può permettersi di criticare un'opera edita dalla Mondadori? Mi pare che Saviano non riesca a distinguere tra una libera e legittima critica e una censura». Lui replica: «da intellettuale» vede le cose in modo diverso, e quella del Cav non è critica ma intimidazione. Nel frattempo, è dibattuto sulle sue decisioni. Nel dubbio, escono altre edizioni di «Gomorra», compreso un audiolibro con 7 Cd, sempre con Mondadori. A gennaio 2011 riceve la laurea honoris causa in Giurisprudenza dall'università di Genova e sceglie l'alzo zero: «La dedico ai magistrati Boccassini, Sangermano e Forno, che stanno vivendo momenti difficili solo per aver fatto il loro mestiere di giustizia». I tre sono i titolari dell'inchiesta Ruby, per la quale Berlusconi è stato recentemente condannato in primo grado a sette anni. Marina imbraccia la doppietta: «Mi fa letteralmente orrore che una persona come Saviano, che ha sempre dichiarato di voler dedicare ogni sua energia alla battaglia per il rispetto della legalità, sia arrivata a calpestare tutto quello per cui ha sempre proclamato di battersi». C'è già chi arriva a ipotizzare futuri scontri politici. Passano quattro giorni e l'icona anti-camorra (che nel frattempo non scrive più libri) rilascia un'intervista al Corriere della Sera in cui conferma il ventilato passaggio a Feltrinelli. E non rinuncia al duello totale, farcito di demagogia a costo zero: «Una cosa è la proprietà, un'altra l'editore. Marina ha sentito la necessità di intervenire sulle mie parole su una questione politica. La mia dedica ha generato in lei “orrore”, ma non mi risulta che in questi anni le abbiano fatto orrore molte cose terribili avvenute in questo Paese». Nel 2012, dopo aver paragonato Fini a Matteotti, in un altro articolo su Repubblica impartisce a Marina una lezione di diritto e ripete la tesi sulla «macchina del fango» dopo una convocazione alla procura di Palermo: «Per lei e la sua famiglia, anche se in estremo ritardo, è giunto il momento di rispettare le istituzioni».  Il resto è storia d'oggi, col tweet sulle «sporche impronte» che Marina seguirebbe, se succedesse al padre in politica, e l'invito alla fuga. Che in realtà suona come una chiamata alle armi, e come la conferma di una certa paura che la pargola finisca davvero per prendere il posto del padre, e rompere le scatole a tanti  come ha fatto lui. Assieme all'inconfessabile desiderio che il nemico si prolunghi con lo stesso nome, e si possa continuare la guerra: dal Cav alla Cav. Martino Cervo

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