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Governo, arriva la rapina di Natale sui conti

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Il bollo sui risparmi aumenta del 33%: botta da oltre mezzo miliardo l'anno. La stangata sarà dolorosa. E nel Pd c'è chi pensa di aumentare l'aliquota sulle rendite dal 20 al 22%

Ignazio Stagno
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La rapina di Natale è in agguato. Con la legge di stabilità, il Governo delle (ex) larghe intese ha messo nero su bianco l'ennesima mazzata fiscale, rendendo assai più pesante la patrimoniale in banca. Sulla carta, la stangata contenuta nella finanziaria vale 527 milioni di euro l'anno. Ma il conto finale, considerando che gli italiani non spendono più e che i «salvadanai» sono sempre più gonfi, potrebbe essere assai più pesante. E come se non bastasse, nel Partito democratico c'è  chi vorrebbe far salire anche il prelievo sulle rendite finanziarie. Quando si pensa alla patrimoniale sui conti correnti, il primo pensiero va a Giuliano Amato. E in effetti il riferimento è più che centrato: di tasse su risparmi e investimenti, il dottor Sottile è un vero intenditore. Da presidente del consiglio, nella notte tra il 9 e il 10 luglio del 1992, l'attuale giudice della Corte costituzionale (nonché ex presidente Antitrust ed ex ministro in vari dicasteri) varò la famosa  «botta secca» sui depositi bancari: un prelievo tributario forzoso pari al 6 per mille sui quattrini conservati in banca dagli italiani. Un blitz notturno rimasto nella memoria di tutti che fruttò quasi 10mila miliardi di lire alle disastrate finanze dello Stato. Per la verità, non era la prima volta che Amato si «divertiva» a picchiare con la leva fiscale sui conti correnti: nel settembre 1983, il dottor Sottile -  all'epoca sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri con Bettino Craxi premier da poco più di un mese - fu artefice dell'innalzamento dal 20 al 25% della «ritenuta sugli interessi» maturati su conti e depositi. Leggi l'approfondimento di Francesco De Dominicis  su Libero di martedì 19 novembre

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