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L'EDITORIALE

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di Maurizio Belpietro

Paolo Franzoso
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Caro Giampiero, non faccio fatica a risponderti. A te sarebbe piaciuto che il caso Fini fosse trattato in modo diverso e cioè non si parlasse di case, denaro e appalti Rai, ma delle questioni politiche. Il problema è che il caso Fini non è politico. È vero che il presidente della Camera pone una serie di questioni etiche e il tema della trasparenza, ma non lo fa per convinzione bensì per soddisfare la sua smodata ambizione e la voglia di sostituire Silvio Berlusconi alla guida del PdL. Credimi: io Gianfranco lo conosco bene e so quale sentimento nutra nei confronti del Cavaliere. Lo odia senza risparmio e lo vorrebbe vedere nella polvere al punto da esser pronto a sacrificare tutto, perfino la sua poltrona, pur di vederlo sconfitto.  Tu dirai che l'ambizione è un desiderio legittimo e l'odio fa parte della natura umana. Ci sono leader che ne hanno odiati altri per  una vita e per questo non sono stati meno leader. Vero, ma non erano stupidi al punto da tagliare il ramo sul quale erano seduti. Fini invece, ormai accecato dal risentimento e, come dici tu, probabilmente impazzito dietro a una bionda, ha perso la bussola e ora non sa più dove sta, con chi è e dove vuole andare. Secondo te il presidente della Camera nonostante tutto rimane l'uomo che ha portato il Msi lì dove è oggi e non quello che descrivono i nostri articoli malevoli. Innanzitutto, come dimostrano gli ultimi sviluppi, nei nostri pezzi non c'è nulla di malevole, ma solo il legittimo desiderio di fare chiarezza di una brutta storia. Ma è sbagliata anche la premessa. Senza Berlusconi – lo ha ricordato proprio su Libero un ex missino come Pietrangelo Buttafuoco -  i nipotini di Almirante sarebbero lì dove li avevano confinati per cinquant'anni quelli che ora applaudono Fini: nelle fogne. È il Cavaliere che ha sdoganato il Movimento sociale, togliendolo dall'isolamento dell'arco costituzionale. Il Fini del 1994, quello per cui avrebbe votato Berlusconi se fosse stato un elettore di Roma, era ancora un fascista convinto, basta rileggersi le sue dichiarazioni dei mesi precedenti la campagna elettorale, e per questo non l'avrebbero fatto entrare non solo al governo, ma neppure in una maggioranza di governo, cioè avrebbero fatto schifo anche i suoi voti. Quando invece nel 1994, portato dal Cavaliere, arrivò nell'anticamera del Palazzo, il delfino di Almirante aiutato da Pinuccio Tatarella capì che era giunto il suo momento e cercò di trasformarsi. E lì inizia la sua mutazione: quando assapora il potere e pensa che Berlusconi sia un incidente della storia e si prepara a sostituirlo alla  guida del centrodestra.  La sinistra, la stessa che applaude quando un ministro belga non stringe la mano a Tatarella, lo usa in funzione anti-Cavaliere e lui ci casca, anzi si crogiola nell'illusione di rubare voti a Forza Italia con l'Elefantino e le coccinelle. Se in questo suo disegno non fosse stato di un cinismo senza pari, diremmo che semplicemente è stato un ingenuo, uno che si è beato inseguendo un sogno irrealizzabile.   Vedi, caro Giampiero, anche a me non piacciono i gagliardetti con la faccia di Berlusconi e neppure le canzoncine che denotano un certo culto della personalità. A dire la verità mi paiono grandi boiate, adatte per gente di bocca buona e non per i moderati che dovrebbero votare PdL. Ma gli invasati stanno a destra, sinistra e pure al centro, dunque non mi stupisco che ci sia chi adora il Cavaliere a prescindere, né che qualcuno sbavi dietro a Di Pietro o  Travaglio.  Anch'io sono convinto che la politica sia discussione e non penso che dissentire equivalga a bestemmiare. Né credo che le correnti siano in generale un male e dunque  non ritengo che i 40 finiani siano tutti ladroni o gaglioffi. Tra loro c'è chi ha convinzioni etiche diverse da quelle della maggioranza, chi è disorientato di fronte alle inchieste della magistratura, chi deve riconoscenza a Fini e chi semplicemente vuol far carriera e pensa di farla più in fretta se sta con il presidente della Camera. Il problema però non sono le singole motivazioni per cui un gruppo di parlamentari è passato a Futuro e Libertà, bensì l'uso che Fini vuol fare di loro. È evidente che intende trasformarli in  guastatori, con il solo scopo  di far cadere il suo concorrente. E questo è un atto sleale, soprattutto se lo fai  usando la carica e i voti ottenuti militando sotto un'altra bandiera. Non c'è idealità in tutto ciò, ma solo tornaconto. Tu non voti per il Pdl e ti preoccupi del nuovo furibondo scontro elettorale all'ultimo voto. Anch'io sono preoccupato come te ed è per questo che mi aspetto che un barlume di ragione illumini la mente di Gianfranco Fini, facendogli fare l'unico atto sensato che può fare, ovvero dimettersi. È lui che ha trascinato la maggioranza in questa corrida. Lui che ha tentato furbescamente di approfittare delle inchieste della magistratura per piegare l'avversario. Lui che non ha esitato a usare la questione morale pur di far dimettere Berlusconi. Ora che la questione morale ha travolto lui, non ha che da tirare le somme. Di fronte alle testimonianze che lo inchiodano, lasci la poltrona e si dedichi a ciò che gli riesce meglio: i giochi di spiaggia.

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