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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Andrea Tempestini
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Lo confesso: pubblicando le foto e le mail dei 45 deputati eletti nel PdL ma pronti a sfiduciare Berlusconi sapevo che avrei   uscitato un putiferio. Conosco lo stile di molti dei citati.  inché c'è da firmare e da dichiarare nascosti dietro il paravento del gruppo, fanno i gradassi. Quando invece c'è da metterci la faccia e spiegare a chi li ha votati le ragioni della propria scelta, se la fanno addosso. Ieri mattina, appena guardato Libero con i loro volti e gli indirizzi di posta elettronica in prima pagina, la colazione dev'essere andata di traverso a parecchi di loro. Alcuni dei traditori hanno iniziato dunque a strillare via agenzia, parlando di odio e manganello a mezzo stampa proprio come avevo previsto. Un certo Aldo Di Biagio, di cui fino a ieri ignoravo l'esistenza, ci ha accusato di usare il metodo Boffo, mentre Luca Barbareschi per aver invitato i lettori a scrivergli ha reclamato l'intervento del garante della privacy a tutela della sua tranquillità. A superare tutti in comicità è però stato il sito dei futuristi, Ffwebmagazine, secondo il quale l'elenco di voltagabbana è una lista di proscrizione che avrebbe provocato aggressioni e minacce, citando a sostegno dell'ardita tesi una lite fra consiglieri comunali di Riccione avvenuta due giorni fa e alcuni insulti fra ragazzi di una settimana fa. Cosa c'entrino Libero e il nostro invito di ieri è un mistero. Mistero ancor più grande è da dove nasca tutta la preoccupazione scaturita in seguito alla pubblicazione di nomi e indirizzi. Se i 45 transfughi sono certi delle loro ragioni, perché temono il giudizio dei loro elettori? Hanno forse paura di non riuscire a spiegare come mai seppur eletti nel nome di Berlusconi votano contro Berlusconi? Oppure speravano di poter far cadere il capo del governo scelto dagli italiani protetti dall'anonimato? Eppure fino all'altro ieri erano fra i primi a sostenere le ragioni della trasparenza in politica. Flavia Perina, la direttora del  ecolo, dava perfino lezioni agli altri sull'uso del web, spiegando che «la vecchia politica considera il rapporto con la rete un discorso a senso unico o uno spazio sfogatoio che non incide sulle scelte». Mentre Granata, il pasdaran finiano che piace tanto a Travaglio e compagni, sosteneva che «in politica la discussione, il confronto, la trasparenza e la legalità sono  l'unico metodo per fare bene cose di interesse comune». Enzo  Raisi, un altro dei fedelissimi del presidente della Camera, esultava di fronte alle violazioni dei segreti di Stato compiute da Wikileaks, definendo il sito «un esempio di come oggi, grazie alla rete, l'informazione è più libera». E adesso cosa fa Raisi? Minaccia di querelarci paragonandoci ai brigatisti rossi. Quelli che si agitano neppure sanno che la mail non è segreta ma pubblica e la si ricava direttamente dal sito della Camera. Mettendo piede a Montecitorio il meno possibile, se non per incassare lo stipendio (come risulta dalla classifica riportata all'interno), non sono a conoscenza del fatto che basti digitare il loro nome per vedersi aprire una finestrella cui inviare la posta. Del resto, l'idea che qualcuno li possa rintracciare, dicendo loro ciò che pensa, anche solo per lettera, è un'idea che li spaventa. Come abbiamo spiegato ieri, avendo beneficiato dei vantaggi di una legge elettorale che ora criticano e vorrebbero modificare per fottere il Cavaliere, non hanno dovuto faticare a cercarsi il consenso. E ora che sui loro bei monitor della Camera spuntano le mail di dissenso, sono atterriti. Non sanno, o se lo sanno sperano sia il più tardi possibile, che un giorno quel dissenso non arriverà via computer, dove non fa male, ma direttamente via scheda elettorale. E allora sì che avranno da temere. PS. Luca Barbareschi, che mi dà del deficiente, tiene a far sapere di aver ricevuto centinaia di mail di sostegno e non certo di condanna. Ne sono felice per lui. Visto che i fan superano in abbondanza chi lo contesta, immagino non avrà problemi alla pubblicazione del suo numero di cellulare, così che i tifosi lo rintraccino agevolmente per manifestargli la loro solidarietà. Ovviamente, prima di farlo attendo un suo cenno di assenso.

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