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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Giulio Bucchi
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Conosco Giuliano Pisapia da molti anni e so che è una persona per bene. Pur essendo di Rifondazione comunista, in materia di giustizia ha idee non molto diverse da quelle di Libero, tanto che mesi fa gli  offrii di collaborare con il nostro giornale e, se non avesse avuto già in testa l'idea di candidarsi a sindaco di Milano per conto del centrosinistra, probabilmente avrebbe accettato. Ho fatto questa premessa per dire che non ho nulla contro di lui e che, se la sua compagna abita a canone stracciato in un alloggio di proprietà di un ente il quale dovrebbe occuparsi di curare i vecchietti  e non di regalare gli appartamenti, la responsabilità non può essere addebitata a lui. Le colpe dei fidanzati non ricadono sui candidati. Ciò detto non posso essere d'accordo con l'ex deputato bertinottiano quando liquida i fatti sostenendo che si è trattato di una leggerezza e l'unico errore  è «stato di non aver chiarito velocemente alcune questioni». Eh no, caro Giuliano. La mancanza non consiste nel ritardo con cui hai preso coscienza che «l'affetto tuo più grande» stava in una casa del Pio Albergo Trivulzio, pagando una cifra irrisoria pur non essendo indigente. Lo sbaglio sta nel sistema con cui vengono assegnate le abitazioni e con cui si fissano gli affitti da pagare, un sistema di cui Cinzia Sasso, la tua compagna, ha beneficiato non per un mese ma per 22 anni. Filippo Facci su Libero ha già spiegato come lei e l'ex marito ottennero l'appartamento in una delle zone più ambite di Milano: rivolgendosi a Paolo Pillitteri, sindaco di Milano durante il periodo di Tangentopoli nonché cognato di Craxi, lo stesso cui la Sasso poi voltò le spalle appena cadde in disgrazia e contro il quale su Repubblica scrisse articoli di fuoco.  Il sistema è andato avanti quasi per un quarto di secolo e a nulla vale la giustificazione d'aver sostenuto delle spese per migliorare l'alloggio in cui si abita: tutti tentano di rendere più vivibile la propria residenza. E poi, anche ammettendo che il fitto basso fosse la contropartita per i costi di ristrutturazione, in 22 anni quanti lavori si ripagano con un canone a prezzi di mercato? I 42 milioni che tu sostieni Cinzia abbia sborsato per dare una sistematina alla casa in cui vive, sono pressappoco 20 mila euro di oggi, neanche sufficienti a pagare un anno di pigione se il locatore fosse un privato e non un ente pubblico. O forse vorresti dirmi che anche la vendita di alcune di queste abitazioni è stata «una leggerezza» e «l'unico errore è di non aver chiarito per tempo alcune questioni»? No, caro Giuliano. Anche se ci sono le delibere in regola, anche se la cessione degli immobili è stata fatta nel rispetto delle procedure, è evidente che - consapevolmente o meno - è stato svenduto un tesoro destinato ai vecchietti. O forse tu credi davvero che un milione e mezzo per un appartamento di 300 metri quadri all'Arco della pace fosse per il 2008 un prezzo congruo? O che in via Statuto per 260 metri quadri al quinto piano, sempre due anni fa, non si potesse spuntare qualcosa in più di un milione 300 mila euro? Forse non ci sarà truffa né dolo, ma converrai con me che un patrimonio pubblico di grande valore è stato gestito come fosse una cosa privata e non sempre con attenzione all'interesse collettivo, ma piuttosto a quello degli amici o delle clientele. Lo sperpero c'è ed è grave e visto quel che sta emergendo anche altrove non si limita ai palazzi del Trivulzio. Ospedali, amministrazioni comunali, enti previdenziali in tutta Italia sembrano regalare le case a chi già le ha o può permettersi di acquistarle a prezzo pieno. Una casta politica che dovrebbe amministrare mirando al bene comune, per incapacità o cupidigia  sta spolpando le donazioni destinate ai più poveri o ai lavoratori. Il caso della Baggina venne denunciato già vent'anni fa e in vent'anni nulla è cambiato. Più di quindici anni fa scoppiò lo scandalo di Affittopoli e anche in questo caso niente è stato fatto per proteggere l'interesse degli assistiti. Non credi sia arrivata l'ora di dire basta e di fare pulizia, senza reticenze e senza giustificazioni? Qui  a Libero non c'è nessuna macchina del fango in azione. C'è solo una buona squadra di cronisti che non si ferma di fronte alle notizie, sia che vengano da destra che da sinistra. Il fango semmai è altrove, in particolare in certi palazzi della politica nazionale o locale, senza distinzione di bandiera o di casacca. E allora, se non vuoi  chiudere gli occhi su ciò che accade, lascia perdere certe frasi tipo: «Colpiscono il mio affetto più grande per colpire me» o «C'è qualcuno che vuole delegittimarmi perché voglio cambiare il sistema». Queste sono sciocchezze. Fanfaluche da campagna elettorale che non cambiano la sostanza delle cose. Se vuoi davvero spazzare via certe pratiche bisogna rimboccarsi le maniche e non guardare in faccia a nessuno. A cominciare dalla propria cerchia. Auguri.

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