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Tutti lo sfottono per la pelata, ma Paletta ci farà vincere i Mondiali

Giulio Bucchi
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In grandi discorsi circa le competenze calcistiche dell'uomo non mi ci voglio addentrare. Ma, scarso o no, c'è qualcosa in Gabriel Paletta che mi tormenta da che, venerdì, l'ho visto scendere in campo. I capelli. O meglio, ciò che di loro resta. Di anni il poverino ne ha solo 28, ma i capelli sulla sua testa sono molti meno. Così pochi che addirittura ho pensato che durante Italia-Inghilterra possa aver risentito di una sorta di effetto Sansone. Del tipo, niente capelli niente sprint. Ma passato il momento compassione mi sono chiesta perché. Perché un uomo deve scegliere deliberatamente di tenersi in testa una piazza scandalosa quando può permettersi di rasarsi a zero? Poi ho trovato la risposta. Non in una, ma in decine di pagine Facebook e in migliaia di tweet. Da gran stratega qual è Paletta i capelli se li tiene di proposito per incrementare le sue doti di difensore: dopotutto chi tra gli avversari ha lo stomaco necessario per reggere la visione agghiacciante di quella chierica sudaticcia? Nessuno. Eppure, nonostante il nobile scopo nascosto in quel look alla Gollum, il popolo del web si rifiuta di riconoscergli qualsiasi cosa. «Paletta *** rasati», «Paletta cambia acconciatura, c'hai 'na capoccia che pare 'na pista de Fiumicino», gli insulti si rincorrono e le mie risate pure. Specie quando gli si chiede a mani giunte di replicare il gesto di Camoranesi e di scendere in campo armato di forbici. Non a condizione che l'Italia vinca il Mondiale, ma perché l'Italia vinca il Mondiale. Pare infatti che i suoi capelli creino una dose talmente alta di disagio sociale da essere in grado di convincere le altre Nazionali a tifare gli azzurri pur di non vederli mai più. di Claudia Casiraghi

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