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Un autunno senza lavoro:a rischio 180mila posti

Una manifestazione dei sindacati

Monti e Fornero dicono che "la crisi è alle spalle". Ma sono 150 i tavoli aperti al ministero dello Sviluppo economico. Esuberi, a rischio in 30mila

Andrea Tempestini
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"Un autunno difficile". La causa? "La crisi". Le parole sono quelle pronunciate dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, all'inizio di agosto. "E' a rischio il futuro industriale del nostro Paese", spiegava la ministra. E i conti con questo futuro a rischio (nonostante le successive dichiaraizioni ottimistiche di Monti, Fornero e Passera, sulla "crisi alle spalle"), l'Italia continuerà a farli. Il quadro è sempre più nero, e viene delineato dai tavoli di crisi aziendale aperti al ministero dello Sviluppo economico: sono circa 150 le vertenze aperte e coinvolgono circa 180mila lavoratori, mentre gli esuberi potrebbero arrivare a 30mila unità. Cifre da capogiro - I numeri, impressionanti, sono stati resi pubblici dai sindacati che hanno rielaborati i dati del ministero. Secondo le sigle si tratta della situazione più difficile degli ultimi 20 anni. A questo quadro andrebbero poi aggiunte le vertenze delle piccole aziende italiane a rischio chiusura, che però non arrivano nemmeno al tavolo del ministero dello Sviluppo Economica. Insomma, il computo totale è difficile da ottenere, ma è sicuramente maggiore rispetto a quello fornito dai sindacati, di per sè drammatico.  I casi - Molteplici i casi da risolvere. Quelli che negli ultimi giorni stanno facendo più rumore sono Carbosulcis e Alcoa, ma sono decine e decine i casi di crisi insolute. Per citanre alcuni, nel settore dell'acciaieria, c'è quella di Lucchini, oppure Merloni ed Electrolux. In Sardegna i casi di Euroalluminia e Fincantieri. E ancora, in ordine sparso, Indesit, Windjet, Meridiana Fly, Valtur e Alpitur. Inoltre, nel settore automobilistico, resta grave la situazione della Fiat di Termini Imerese, dove è incerto il futuro di 1.300 lavoratori.

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