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Promesse da magistrato

Napolitano non si fida dell'assicurazione dei pm palermitani: "Distruggeremo l'intercettazione con Mancino". E fa bene...

Giulio Bucchi
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di Filippo Facci Ieri  Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un carteggio sul noto «conflitto di attribuzione» del quale il Quirinale ha chiesto conto alla Consulta. L'articolo è a cura del noto giurista Marco Travaglio e della nota precaria Beatrice Borromeo: anche se l'analisi giurisprudenziale è chiaramente opera di Gustavo Zagrebelsky. Più di tanto non entriamo nel merito, però colpisce una cosa: che nonostante il procuratore Francesco Messineo rassicuri i legali di Napolitano in quanto «si prevede esclusivamente la distruzione delle intercettazioni, da effettuare con l'osservanza delle formalità di legge», la cosa ai legali non basti assolutamente. Non basta loro, cioè, che le intercettazioni saranno distrutte dopo un procedimento davanti a un gip e alla presenza di magistrati e avvocati: segno evidente che Napolitano conosce i suoi polli e teme che i suoi colloqui telefonici, che peraltro verrebbero trascritti per essere valutati, possano trapelare proprio dall'udienza che dovrebbe distruggerli. Del piano formale si occuperà la Consulta: ma su un piano informale è difficile dargli torto. La fiducia riscossa dagli uffici giudiziari è quella che è: anche ai massimi livelli. Accade in un Paese in cui le citate intercettazioni neppure esistono - sempre formalmente - anche se un settimanale ne ha già anticipato i presunti contenuti e per le quali il solito quotidiano, ieri, intimava a Napolitano di «chiedere scusa».

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