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Rapporti tra fratelli

I consigli dell'esperto

giovanni morelli
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La rivalità, istintivamente, caratterizza la relazione tra i fratelli ed è particolarmente manifesta quando i bambini sono piccoli e con poca differenza di età. In una situazione di triade fraterna, ad esempio, i giochi di relazione divengono più articolati e complessi e, di frequente, si osserva la costituzione di un'alleanza tra i primi due figli contro l'ultimo “intruso”.  Il piccolino, infatti, con la sua tenerezza e la sua fragilità, può apparire particolarmente “pericoloso” agli occhi delle sorelline, poiché le sue caratteristiche di cucciolo lo rendono un temibile avversario, nella conquista del primo posto nel cuore di mamma e papà. Di certo tutti i fratelli possono costituire anche una risorsa allorquando l'Altro diviene compagno di giochi, alleato, complice, confidente. Nel caso per esempio di un terzo figlio giunto dopo due femminucce, il fatto che il fratellino sia più piccolo e di un sesso diverso, non consente, almeno nei primi anni, alle due sorelline maggiori di poter assaporare i vantaggi della nuova e diversa relazione fraterna. Nell'attesa, è bene che i genitori si offrano quali “contenitori” e mediatori consapevoli della rivalità, per poter trasformare il rapporto tra i tre fratelli in un'efficace e formativa “palestra” affettiva, nella quale i figli possano imparare a gestire, per la vita, la competizione e il confronto con gli altri. Per far ciò è necessario, innanzitutto, che la mamma ed il papà comprendano ed accolgano le emozioni e le tensioni che ciascun figlio nutre nei confronti degli altri . E consentano, poi, di manifestare questi vissuti attraverso “proposte” creative (disegni, poesie, gioco dei ruoli, drammatizzazione…) che garantiscano, al contempo, la libertà espressiva, l'incolumità ed il rispetto del rivale.  A cura della psicologa Maria Rita Parsi

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