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Immigrazione, l'affondo di Giuliano Zulin a Luigi Di Maio: "Incapace di farsi ascoltare e così l'accoglienza ci costa un miliardo"

Giuliano Zulin
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Il Covid non ci fa più paura come qualche mese fa. Abbiamo imparato a conoscerlo e soprattutto ad evitarlo. Ora temiamo per la ripresa economica, tutti rimandano ogni scelta a settembre. Ma in particolare abbiamo timore per la ripresa dell'invasione di immigrati. Arrivano con ogni mezzo. Il governo non li ferma e li parcheggia in strutture inadeguate, così i clandestini si sentono in diritto di scappare, mettendo in pericolo la popolazione locale. Anche dal punto di vista sanitario. Come candidamente hanno ammesso sia la ministra Lamorgese, che in teoria dovrebbe vigilare sull'ordine pubblico (ma forse voleva solo costringere gli italiani a stare in casa durante l'emergenza), sia il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, incapace di farsi ascoltare dai colleghi nordafricani, che se ne fregano degli accordi di contenimento e fanno giungere in Italia chiunque. Prendiamo due notizie di ieri. Sei nuovi casi di Corona sono stati diagnosticati in Sardegna, di cui tre riguardano migranti sbarcati sulle coste meridionali dell'isola in questi giorni. Dalla Sardegna alla Sicilia, dove sono stati processati 53 tamponi per la rilevazione del virus, somministrati ai migranti messi in salvo dalla petroliera Cosmo e sbarcati a Pozzallo il 25 luglio. Dopo un primo caso immediatamente rilevato dal test rapido, isolato (un giovane del centro Africa) e confermato dal tampone, adesso arrivano altri riscontri.

 

 

Sono 10, su 53 tamponi processati, i nuovi positivi. Il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio (quello che indagò Salvini), ora si sfoga in un'intervista all'agenzia Adnkronos: i flussi migratori provenienti in questi giorni dalla Tunisia «creano seri problemi di ordine pubblico, aggravati dalla pandemia in atto, che mettono a dura prova le forze dell'ordine». In questi giorni la procura di Agrigento «ha effettuato ovvero convalidato un numero elevatissimo di fermi ed arresti per favoreggiamento della immigrazione clandestina e per reingresso illegale di cittadini stranieri già espulsi o dichiarati indesiderati in Italia». Il rischio è che «il numero abnorme di immigrati da gestire potrebbe tuttavia fare emergere situazioni di illegalità e atti di violenza che impongono a quest' Ufficio una vigilanza e un controllo non comuni». La Lamorgese promette di spostare i migranti in eccesso a Lampedusa, a Porto Empedocle. Manderà navi-quarantena, invierà l'esercito a proteggere le strutture di accoglienza. Eppure basterebbe chiudere i porti per risolvere gran parte dei problemi: sociali ed economici. Sì, perché accogliere costa, non solo in termini di sicurezza. A febbraio il Viminale ha aumentato invece la diaria per ogni migranti ospitato.

Salvini, da ministro, aveva abbassato la tariffa giornaliera da 35 fino a 20 euro per richiedente asilo. Ora l'esborso dello Stato è salito a 26-27 euro a immigrato. Ogni straniero accolto ci costa insomma circa 750 euro al mese, molto più dei 600 euro pagati alle partite Iva nei momenti peggiori della crisi sanitaria, per non parlare dell'importo di parecchie cassintegrazioni, che tra tasse e contributi vari, erano un insulto al lavoratore lasciato a casa causa lockdown. L'accoglienza pura e semplice, escludendo quindi spese per forze dell'ordine, Protezione Civile e ospedali, lo Stato scuce circa un miliardo l'anno, se contiamo 10 strutture di prima accoglienza e 4963 Cas (centri di accoglienza straordinaria) con una complessiva presenza di 62.613 mila persone. Alle quali si aggiungono i 22.299 rifugiati e minori non accompagnati accolti nel sistema Siproimi. In totale, dunque, sono oltre 84mila le persone accolte attualmente in Italia.

Un numero destinato, ahinoi, a salire se il governo non si dà una mossa. Ieri Conte, in Parlamento, ha parlato di «situazione complessa che va affrontata con risoluzione, efficacia, tempestività». In pratica non ha idea di come risolvere questa grana. Il premier però, pur di mantenere i pieni poteri fino a fine ottobre, ha avuto il coraggio di sostenere che «tra le misure che perderebbero efficacia» con la fine dello stato di emergenza «c'è anche il noleggio di navi per la sorveglianza sanitaria dei migranti e non sfugge a nessuno di quanto sia attuale il ricorso a questo strumento per un ordinato svolgimento della quarantena per la tutela della sanità pubblica». Eh no... ammesso che poi i migranti risultino sani, andranno redistribuiti in centri fuori dalla Sicilia. Difficilmente li ospiteranno in Europa, già alle prese con la crisi economica e con i loro malati, basti vedere cosa sta accadendo in Spagna e le ritorsioni inglesi verso Madrid. Per cui possiamo dire, seguendo le parole di Conte, che serve lo stato di emergenza per tenere al guinzaglio gli italiani e ospitare in sicurezza più migranti possibili. Un pericolo sanitario, un costo, un incubo.

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