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Coronavirus, decine di migranti positivi arrivati irregolarmente: "Adesso basta"

Giuliano Zulin
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A fine giugno la Sea Watch, una delle tante Ong attive nel trasporto migranti, ha consegnato in Sicilia, Porto Empedocle, una trentina di extracomunitari positivi al Covid. Quasi contemporaneamente in Sardegna, dove giungono regolarmente numerosi barchini dall'Algeria, un paio di nordafricani sono risultati malati di Corona. Sempre in Sicilia, stavolta ad Augusta, su 40 profughi che hanno raggiunto la riva, 8 avevano il temibile morbo. Sabato a Roccella Jonica, in Calabria è giunto in porto un veliero con una settantina di clandestini, fra i quali circa 28 col Corona. Saranno un centinaio, complessivamente, gli immigrati positivi che hanno trovato riparo nel nostro Paese. Pochi giorni fa il ministro Roberto Speranza ha decretato lo stop ai voli provenienti dal Bangladesh, che si è scoperto essere ricco di infetti, e da altri 13 Paesi: Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana. Da molti Stati arrivano lavoratori, magari badanti oppure operai, ma anche uomini d'affari. Tuttavia, visto che in quelle aree la pandemia è ancora cattiva, l'esponente di Leu dell'esecutivo ha deciso di non correre rischi. Come ripetono virologi governativi e ministri vari «non possiamo vanificare proprio ora i sacrifici fatti in quattro mesi» tra clausure, divieti, mascherine e vite stravolte. Ma allora come mai continuiamo a importare malati di Covid dal mare? Un brasiliano, con regolare biglietto, non può atterrare sul suolo italico, tanto meno un americano, ce lo chiede l'Europa. Però se sei pachistano sul barcone, e magari hai dovuto sganciare migliaia di dollari a un trafficante per essere a bordo, allora va bene: mamma Italia ti accoglie, ti mette in sicurezza in una struttura sulla terra ferma oppure ti fa soggiornare su una Moby Zaza, che in teoria dovrebbe spostare turisti dal continente alle isole. E poi? Passata la quarantena si può girare serenamente per il nostro territorio. Ovvio che la gente perde la calma... Ieri ad Amantea, piccolo centro turistico in provincia di Cosenza la popolazione è scesa in strada, qualcuno si è sdraiato sulla carreggiata per impedire l'arrivo di migranti positivi al Covid, quelli sbarcati sabato a Roccella Jonica. Gli adulti col Corona sono stati suddivisi in due strutture: ad Amantea e Bova. Mentre i minori sono stati ospitati in un albergo della stessa Roccella Jonica. I manifestanti hanno dato vita alla protesta sulla strada statale 18 Tirrenica per contrastare l'arrivo di 13 migranti che nel frattempo soggiornano nel locale Cas (centri di accoglienza straordinaria). La task force dell'Asl di Cosenza ha avviato i protocolli di sicurezza ma la popolazione locale è in allarme e ha bloccato il traffico. Alcune persone, appunto, si sono stese sulla strada. Vista la tensione, la governatrice calabrese, Jole Santelli, ha preso carta e penna e ha scritto al premier: «Mi aspetto una risposta rapidissima da parte del governo e avverto che, in caso contrario, non esiterò ad agire, esercitando i miei poteri di ordinanza per emergenza sanitaria, vietando gli sbarchi in Calabria». Matteo Salvini ha sottolineato come l'accoglienza senza limiti «mette in pericolo la salute degli italiani». Per dire, ieri in Calabria si contavano 28 contagiati, in pratica i migranti.

 

 

 

 

Capiamoci bene: il 9 marzo si è deciso di chiudere l'intero Paese per rallentare la trasmissione del virus al Nord e per evitare che il morbo si propagasse al Sud, poiché non avrebbe retto l'epidemia data la minor capacità sanitaria delle strutture nel Mezzogiorno. E ora, causa ondate di sbarchi, rischiamo di mettere in difficoltà regioni, quelle meridionali, che in fin dei conti non hanno avuto tanti infetti cui badare? La Santelli, chiamata subito per essere rassicurata dai ministri Boccia e Lamorgese, ha proposto così la creazione di strutture galleggianti, che facciano da filtro all'arrivo dei migranti. E pare che al Viminale stiano lavorando in questa direzione. Sul tavolo ci sarebbe l'ipotesi di rendere disponibili delle navi ospedali ad hoc in grado di isolare eventuali positivi, così da "schermare" le popolazioni locali ed evitare qualsiasi tipo di rischio. Come era successo in piena emergenza Covid - nell'aprile scorso - quando gli stranieri a bordo della Alan Kurdi furono trasferiti su un traghetto Tirrenia dove hanno trascorso la quarantena in attesa di essere redistribuiti tra i paesi della Ue. Prefetture mobilitate, Protezione Civile all'opera, ministeri impegnati. Tempo e soldi sprecati, dato che il problema si potrebbe risolvere chiudendo veramente le frontiere. Se i confini sono off limits per cittadini stranieri regolari, a maggior ragione dovrebbero rimanere sigilliati nei confronti degli irregolari. Ormai siamo tracciati in qualsiasi movimento, dal lavoro alla spiaggia, dalla palestra alla piscina. Alcuni cittadini, spostandosi da una Regione all'altra, sono addirittura tenuti a registrarsi in un apposito elenco. Per i clandestini invece si stendono tappeti rossi: aiuti, personale, forze dell'ordine in prima linea. Ma che Paese è? Pochi giorni fa lo Stato ha presentato il conto alle Regioni per le spese sostenute durante i momenti peggiori della pandemia, mentre per i migranti non si bada a spese. Basta, blocco navale, come propone da una vita Giorgia Meloni. Non è possibile che Conte vada in giro per l'Europa con il cappello in mano e poi faccia lo splendido con gli immigrati, per giunta col Covid. Altrimenti a che serve lo stato d'emergenza? Basta sbarchi. Basta Covid. 

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