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Lucia Azzolina, le scuole come lazzaretti: il ministro della Distruzione

Azzurra Barbuto
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Di Lucia Azzolina, ministro grillino della Istruzione, stupisce soprattutto il suo sincero convincimento di stare operando dei miracoli nell'ambito della scuola italiana, così ella dice. Mai il dubbio la sfiora di avere combinato tanti troppi pasticci. Eppure, sebbene il 14 settembre sia stato fissato il ritorno in classe per gli studenti del Bel Paese dopo oltre 6 mesi di pausa, nei palazzi romani dove si decidono le sorti degli abitanti della penisola non tutti sono certi che a metà del prossimo mese gli istituti scolastici riapriranno i portoni, nonostante il numeri di contagiati, morti e ricoverati in terapia intensiva siano drasticamente diminuiti. Perplessità e preoccupazioni sono state espresse da Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico-scientifico. E Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, invece, sostiene che «se crescono i contagi, diventa rischiosa la riapertura delle scuole, che potrebbero essere fonte di focolai».


Brancolare nel buio - Il dicastero guidato dalla pentastellata non è stato in grado in questo lasso di tempo infinito (da marzo ad oggi) di predisporre misure concrete volte a garantire sicurezza e serenità a discenti e docenti. Abbiamo sentito blaterale soltanto riguardo la necessità di essere muniti di banchi dinamici e colorati, allegri e divertenti, il cui costo risulta alquanto elevato e la cui funzione, ovvero permettere il distanziamento sociale tra gli alunni, avrebbe potuto essere facilmente assolta da normali banchi singoli. Neppure codesti aggeggi a rotelle, tuttavia, saranno disponibili a metà settembre, ed i presidi si lamentano di questi ritardi: come andranno organizzate le classi in mancanza delle attrezzature? Si brancola nel buio. Non rassicura neppure la bozza del protocollo per i contagi in classe, intitolata "Indicazioni per la gestione di casi e focolai di Sars-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell'Infanzia" e pubblicata ieri dal quotidiano Repubblica. In tale documento, frutto della sinergia tra i ministeri della Salute e della Istruzione, insieme a ISS, Fondazione Kessler e Regioni Veneto ed Emilia Romagna, viene stabilito che ciascuno istituto dovrà avvalersi del supporto di una novella figura professionale, il Referente Covid. Non si sa quali competenze questi debba possedere, da chi debba essere nominato e se debba fare parte o meno del corpo docenti. Tale individuo ricoprirà un ruolo chiave nella fase di individuazione di casi positivi. Allorché uno studente ha 37,5° di febbre o altri sintomi compatibili con il Covid-19, deve essere isolato immediatamente all'interno di una apposita stanza, che deve essere predisposta in ogni scuola. Il fanciullo non va lasciato da solo, bensì a supportarlo deve esserci un adulto. Entrambi dovranno indossare il dispositivo di protezione individuale. Il referente a questo punto informa i genitori, i quali si recheranno a prelevare il figlio e chiameranno il medico di famiglia il quale avvertirà la Asl domandando il test del tampone. Se l'esame desse esito positivo, scatterebbe la procedura successiva la quale prevede l'individuazione di tutti i contatti dell'alunno avvenuti nelle ultime 48 ore, che verranno posti in quarantena per due settimane, e tutta la struttura scolastica verrebbe subito sanificata. Soltanto la classe del positivo ricorrerebbe alla didattica a distanza e l'istituto resterebbe quindi agibile.

La responsabilità penale - Ad affliggere i dirigenti scolastici è l'eventuale responsabilità penale nella quale potrebbero incorrere nel caso di eventuali contagi all'interno delle scuole, dato che il Covid è equiparato a un incidente sul lavoro. Poco confortanti in tal senso sono state le parole della senatrice pentastellata Bianca Laura Granato: «Se verranno eseguiti tutti i protocolli previsti i presidi non avranno niente da temere». Eppure si potrà sempre imputare loro di non averli osservati a sufficienza. Insomma, si ritorna in classe tra meno di un mese ma i quesiti che oggi ci poniamo sono gli stessi che ci angosciavano la scorsa primavera. Le dilazioni, dalla formazione delle classi alle forniture degli arredi, si accumulano, così come le incertezze. Azzolina sorride e proclama che il 14 settembre la campanella suonerà in tutta Italia. E poco importa che l'amministrazione scolastica sia del tutto impreparata.

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