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Mario Draghi, brutte notizie per i fannulloni: il premier incaricato ci farà lavorare di più

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Paola Tommasi
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 Il Presidente incaricato Mario Draghi troverà pure i voti in Parlamento per formare il governo, ma rischia di essere odiato dalla gente comune perché farà studiare e lavorare tutti di più, mentre con Giuseppe Conte in tanti si erano abituati a ricevere soldi gratis, senza doverseli guadagnare. Le prime avvisaglie sono arrivate dalle reazioni di studenti, insegnanti e sindacati alla proposta di chiudere le scuole a fine giugno piuttosto che all'inizio del mese: per tre settimane di lezione in più si è scatenato il putiferio. Cosa succederà quando cambierà anche il paradigma di come attività produttive e lavoratori saranno "tutelati" dagli effetti negativi del Coronavirus? Stop ai bonus a pioggia, solo incentivi a chi dimostrerà di riuscire ad avviare un percorso di riconversione che riqualifichi i processi produttivi aziendali e le professionalità dei dipendenti.

 

 

MAL DI PANCIA GRILLINI
 È proprio questo cambio di prospettiva lo scatto di cui ha bisogno l'Italia per rilanciarsi, nell'economia e nella società, e diventare finalmente un Paese moderno, dinamico, competitivo rispetto ai partner europei. Ma quanti italiani sono davvero disposti al sacrificio per inaugurare una stagione nuova? Riuscirà Mario Draghi a farsi accettare dai cittadini molti dei quali, nonostante la sua fama, fino a pochi giorni fa neanche lo conoscevano e soprattutto non lo hanno mai scelto?

 

 

Da qui anche il rischio che, appoggiando Draghi, il Parlamento cessi di rappresentare gli elettori, abdicando al proprio ruolo. Da cui i tormenti di alcuni partiti nel votare la fiducia, con in testa il Movimento 5 Stelle che del vivere senza lavorare ha fatto la sua bandiera. Il Premier incaricato ha una grande responsabilità nei confronti del Paese, che con lui ha l'ultima possibilità di rinascere; nei confronti di se stesso, perché dopo una vita di successi non può permettersi di fallire; e nei confronti dell'Italia, perché se il tentativo di ricostruzione non riesce alla personalità migliore che abbiamo, allora davvero non c'è speranza. E sì che lo spread, se vogliamo usarlo come misura, andrebbe alle stelle.

 

 

A FIN DI BENE

Ma quanto il popolo è pronto a collaborare per la riuscita del progetto del futuro Presidente del Consiglio? È vero che con Draghi ci sarà da impegnarsi di più, ma se avremo pazienza beneficeremo anche dei risultati e saremo tutti migliori, avremo più opportunità e maggior benessere. Saremo sì chiamati a maggior fatica, ma per il nostro bene, per lo sviluppo, il progresso e la ripresa. Sacrifici diversi da quelli che impose Mario Monti nel 2011 con misure che si rivelarono controproducenti. Ma pur sempre di sudore si tratta. Per un popolo che, in larga parte, fino ad oggi ha vissuto di assistenzialismo e di debito pubblico.

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