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Andrea Scanzi a Piazzapulita, Giovanni Sallusti: "Non sa nulla ma dà lezione a tutti"

Giovanni Sallusti
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La contemporaneità è quel buffo fenomeno di cui puoi cogliere l'essenza in seconda serata, spalmato sul divano. Ad esempio, chi scrive ha assistito a uno spezzone di Piazzapulita che vale più di mille tomi di sociologia postmoderna. Ho visto, giuro, Andrea Scanzi, autoproclamata "rockstar del giornalismo italiano", tuttologo di professione e nientologo di fatto, autore del bambinesco Sfascistoni- Manuale di resistenza a tutte le destre ("tutte", quindi anche quelle che guardano a Margaret Thatcher o a Luigi Einaudi, per dire la profondità inferiore a quella richiesta dalla scuola dell'obbligo), intento a sfornare lezioni di storia e di politologia. E già siamo nel comico spinto, ma il punto vero è a chi costui stava instillando il proprio sapere. Esattamente, a Franco Cardini e a Marco Tarchi.

 

 

 

 

 

Il primo è tra i massimi storici italiani, professore emerito presso l'Istituto di Scienze Umane e Sociali della Scuola Normale Superiore, fellow ad Harvard. Il secondo è uno dei pochi studiosi della politica nostrani originali, ordinario di Scienze Politiche all'Università di Firenze. L'occasione era la centoventisettesima puntata montata dalla redazione di Formigli contro la Lobby Nera, ovvero il covo di manganellatori e golpisti in cui consisterebbe quello che in molti sondaggi è il primo partito italiano, Fratelli d'Italia. Scanzi è lì apposta per confermare il teorema, e infatti parte in quarta: Giorgia Meloni non taglia i ponti con la «galassia neofascista» perché non vuole perdere il 5% dei voti degli «sfascistoni», tuona dedicandosi al suo sport preferito, l'onanismo autocitazionista. Macché, gli ribatte Tarchi che ha il vizio di sapere di cosa parla, «il nostalgismo radicale elettoralmente non vale neanche l'1%». Mentre la rockstar è ancora lì a gesticolare paonazza, Cardini assesta il colpo al totem che costei sventola 24 ore al giorno nei talk show, l'antifascismo. «Non si sa cos' è. È impossibile avere idee chiare su cosa sia l'antifascismo, che si può sdoppiare e triplicare in vari rivoli. Io non credo che gli antifascisti che volevano impiantare una Repubblica sovietica in Italia fossero antifascisti come i partigiani verdi o cattolici». Sconvolto alla rivelazione che esistessero resistenti privi di falce&martello, lo scudiero di Travaglio alza la voce e ancor più il livello delle castronerie: «Dichiararsi antifascista è la precondizione per fare politica!».

 

Tarchi a quel punto ribadisce un consiglio quasi paterno: «Vedo con piacere che lei la butta in caciara come è abituato a fare, dovrebbe leggere Emilio Gentile come suggerisce Cardini». Ma Scanzi rimane lì imperterrito, a chiedersi quali dischi abbia inciso questo Emilio Gentile, e a dispensare lezioni. Su cosa non importa, è irrilevante, lo scanzismo prescinde dal contenuto e dall'interlocutore, se avesse di fronte Benedetto XVI sarebbe in grado di spiegargli la teologia cristiana. Ops, non vorremmo aver fornito un'idea involontaria agli autori di Piazzapulita.

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