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Viktor Orban? Stravince perché governa bene: Letta e Boldrini masticano amaro...

Daniele Dell'Orco
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La sinistra ha cantato vittoria troppo presto, come accade spesso, fidandosi della regina dei pronostici sbagliati, Hillary Clinton, che venerdì, antivigilia delle elezioni politiche ungheresi, aveva esortato i magiari a «combattere l'autocrazia e difendere società libere e democratiche» votando contro Viktor Orban.

Il segretario del Pd Enrico Letta e Laura Boldrini si sono subito accodati, col primo che si era augurato il «miracolo» di una sconfitta di Fidesz e la seconda che aveva chiesto di «chiudere una fase di oscurantismo nel cuore dell'Ue». Risultato? Vittoria schiacciante di Orban, giunto al suo quarto mandato dopo aver superato l'opposizione unita composta da ben 6 partiti (con dentro anche la destra di Jobbik) e capitanata dal cattolico ed europeista Peter Marki-Zay. Per quanto nelle ultime settimane, dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, Orban avesse cambiato marcia nei sondaggi, nessuno, nemmeno tra i più ottimisti, si aspettava una valanga del genere: 53% dei consensi contro il 35% circa dello sfidante.

Un dato importante, secondo forse solo a quello, davvero clamoroso, del cosiddetto «referendum anti-LGBT». Domenica infatti gli ungheresi sono stati chiamati a pronunciarsi anche sulla (contestata dall'Ue) legislazione che limita l'insegnamento nelle scuole dell'educazione sessuale, che vieta il cambio di genere per i minori e la promozione dell'omosessualità in tv e sul web. Sebbene la campagna fosse apertamente governativa, il 56% degli elettori ha annullato la scheda invalidando il risultato. Segno che, pur non condividendo in toto la battaglia di Fidesz, molti preferiscono comunque votare per Orban piuttosto che gli altri.

In Italia il primo ad esultare visto il risultato è stato Matteo Salvini. Il leader della Lega ha accolto con entusiasmo già domenica sera l'esito elettorale celebrando Orban come il vincitore «solo contro tutti, attaccato dai sinistri fanatici del pensiero unico». Poche ore dopo ha rincarato la dose parlando di vittoria «contro i miliardi di Soros», che lo stesso leader magiaro nel suo primo discorso post-elettorale ha incluso nell'elenco dei suoi avversari insieme ai «media internazionali», ai «burocrati di Bruxelles» e al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Ecco, proprio il rapporto conflittuale di Orban con l'Ucraina (l'Ungheria non invia armi a Kiev e si oppone alle sanzioni sulle materie prime), una linea peraltro che collega Budapest con Belgrado specie dopo che sempre domenica il Presidente conservatore Aleksandar Vucic è stato a sua volta riconfermato con maggioranza bulgara (68%), ha spinto l'altra alleata di Orban in Italia, Giorgia Meloni, a limitare gli attestati di stima. La leader di FdI ha rilasciato un comunicato congratulandosi per la vittoria contro «un'accozzaglia elettorale» ricordando le battaglie di Orban a «difesa dei confini e della famiglia».

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