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Luigi Di Maio e Giuseppe Conte? Vittorio Feltri: perché hanno torto entrambi

Vittorio Feltri
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Luigi Di Maio è sceso dalle stelle perché lassù in alto aveva il capogiro. Il suo contrasto con Conte forse poteva essere risanato, ma il ministro degli Esteri non ha nemmeno provato a rappacificarsi con l'ex presidente del consiglio. Non saprei dire quale dei due personaggi grillini avesse ragione. La mia sensazione è che avessero torto entrambi. 

Il movimento fondato da Beppe Grillo si è spezzato in due tronconi, entrambi privi di forza e di futuro. Di Maio, da ragazzo di governo, non è riuscito a brillare anche se si è molto impegnato per imparare il congiuntivo, in effetti verba volant, mentre gli atti di governo manent. La sua uscita dalla gabbia di matti grillini è stata accompagnata da un discorso abbastanza strutturato, ma non è bastato a giustificare la fuga dal mucchio selvaggio. Che ora si trova ovviamente in difficoltà. Luigi ha dato il via all'inizio della fine di un gruppo politico che nelle ultime elezioni nazionali aveva riportato un successo misteriosamente clamoroso, raggiungendo addirittura il 33 per cento dei seggi parlamentari. Non si capisce come mai un movimento tanto scalcinato avesse potuto ottenere un simile risultato. 

 

Stadi fatto che riuscì ad andare al governo da cui non è ancora stato buttato fuori per indegnità. Siamo di fronte a un fenomeno da baraccone. Ciò che è più strano è un altro dato: oggi il M5S, a prescindere dalla fuga di Di Maio, continua ad essere il partito maggiore, sommando i due spezzoni, presente in parlamento. Quindi anche quello che fornisce al governo il maggior numero di consensi. In altre parole se i grillini vecchi e nuovi confermassero il calo di voti alle prossime consultazioni, come indicano i sondaggi, Draghi non avrebbe più un sostegno per rimanere a Palazzo Chigi. 

 

Dovrebbe andarsene subito a casa. Non solo. Ma la situazione che si è attualmente creata dimostra che l'esecutivo non gode più di una maggioranza espressa dagli italiani, visto che Di Maio e Conte, quand'anche si rimettessero in società, non avrebbero un numero di suffragi utile a tenere in piedi il manicomio di Draghi. Significa che Mattarella, se si confermasse una persona seria, dovrebbe sciogliere le camere e affidare al popolo il compito di eleggere una nuova e più solida maggioranza.

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