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'Ndrangheta: vedova affiliato segregata da boss, scrisse lettera al padre

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Reggio Calabria, 31 lug. (Andkronos) - Si chiama Giuseppina Multari la collaboratrice di giustizia ridotta in schiavitù dai familiari perché ritenuta responsabile del suicidio del marito Antonio Cacciola, avvenuto nel 2005 in circostanze mai del tutto chiarite. Oggi i Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito 16 arresti su disposizione della Direzione distrettuale antimafia nei confronti della cosca Cacciola di Rosarno. L'attività investigativa ha preso le mosse dalle dichiarazioni rese dalla donna, oggi destinataria di misure di protezione, la quale, dopo il suicidio del marito, fornì informazioni su una serie di attività criminali riconducibili a soggetti facenti capo alle famiglie Cacciola-Curmace. In particolare, il 30 settembre 2006, il padre della collaboratrice di giustizia, Francesco Multari, aveva consegnato una lettera fattagli pervenire dalla figlia Giuseppina, in cui veniva rappresentata la difficile situazione in cui era stata costretta a vivere nello stesso edificio in cui vivevano i parenti del marito dopo la morte di Antonio Cacciola. (segue)

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