Carceri: Sappe, in Lombardia ogni giorno 2 detenuti si lesionano
Milano, 1 ott. (Adnkronos) - Ogni giorno nelle carceri lombarde almeno due detenuti si lesionano il corpo ingerendo chiodi, pile, lamette, o procurandosi tagli sul corpo. E ogni settandue ore, un ristretto della Lombardia tenta il suicidio, salvato in tempo dall'intervento degli agenti della Polizia Penitenziaria. E' quel che emerge dai dati diffusi dal Sappe,il sSindacato dei 'baschi azzurri', sugli eventi critici accaduti nelle carceri lombarde nei primi sei mesi dell'anno. Parla di vera e propria "emergenza" Donato Capece, segretario generale del sindacato, in questi giorni in Lombardia in visita nei penitenziari di Cremona e Busto Arsizio dopo aver presieduto, nel carcere di Milano Opera, al Consiglio Regionale del SAPPE Lombardia. "Dal 1 gennaio al 30 giugno nelle carceri della Lombardia si sono contati il suicidio di un detenuto, 441 atti di autolesionismo, 54 tentati suicidi, 192 colluttazioni e 56 ferimenti. Bergamo, Pavia e Monza le tre prigioni con il numero più alto di atti di autolesionismo (82, 77 e 75) mentre è a Milano San Vittore che ci sono stati più tentati suicidi sventati dai poliziotti, 9. Ben 36 le colluttazioni a Como e 34 quelle a San Vittore. La situazione nelle carceri resta dunque sempre allarmante, nonostante in un anno il numero dei detenuti sia calato di oltre milletrecento unità: dai 9.033 del 31 agosto 2013 si è infatti passati agli attuali 7.718". Quanto al calo delle presenze in carcere, precisa Capece: "se il numero dei detenuti è calato, questo è la conseguenza del varo , da parte del Parlamento, di 4 leggi svuota carcere in poco tempo. Ma l'Amministrazione Penitenziaria non ha migliorato le condizioni di vivibilità nelle celle, perché ad esempio il numero dei detenuti che lavorano è irrisorio rispetto ai presenti. Occorre dunque rivedere il sistema dell'esecuzione penale il prima possibile, altro che vigilanza dinamica nelle galere. Serve una nuova guida all'amministrazione penitenziaria, da mesi senza un capo dipartimento, capace di introdurre vere riforme all'interno del sistema a cominciare dal rendere obbligatorio il lavoro in carcere. Ma devono assumersi provvedimenti concreti: non si può lasciare solamente al sacrificio e alla professionalità delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria la gestione quotidiana delle costanti criticità delle carceri lombarde e del Paese".