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Mafia: Libero Grassi, l'eroe borghese che non si piego' al pizzo

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Palermo, 27 ago. - (Adnkronos) - La liberta' l'aveva nel dna Libero Grassi. La portava con se' ogni giorno, scolpita in quel nome che i genitori, convinti antifascisti, gli avevano dato in ricordo del sacrificio di Giacomo Matteotti. Libero di nome e di fatto l'imprenditore tessile che disse di no al pizzo, che non si piego' all'imposizione mafiosa, perche', spiego' a Michele Santoro durante una puntata di Samarcanda dell'aprile del 1991, "non mi piace pagare. E' una rinuncia alla mia dignita' d'imprenditore". Non pensava di essere un eroe Libero Grassi, ma solo un imprenditore, un uomo qualunque. La sua impresa, la Sigma, era sana, produceva biancheria intima ed aveva un bilancio in attivo. "La prima volta mi chiesero i soldi per i 'poveri amici carcerati', i 'picciotti chiusi all'Ucciardone' - scrive Grassi in una lettera pubblicata dal Corriere della Sera -. Quello fu il primissimo contatto. Dissi subito di no. Mi rifiutai di pagare. Cosi' iniziarono le telefonate minatorie: 'Attento al magazzino', 'Guardati tuo figlio', 'Attento a te'. Il mio interlocutore - racconta - si presentava come il geometra Anzalone, voleva parlare con me. Gli risposi di non disturbarsi a telefonare. Minacciava di incendiare il laboratorio. Non avendo intenzione di pagare una tangente alla mafia, decisi di denunciarli". Libero Grassi denuncia agli investigatori e pubblicamente. Chiede l'aiuto degli altri industriali, cerca solidarieta', sostegno, ma trova silenzio ed indifferenza. Di piu' ostilita'. La mafia non esiste, gli imprenditori siciliani non pagano il pizzo, dice il presidente di Confindustria. Ma lui, quell'uomo austero, convinto sostenitore della liberta' d'impresa non ci sta. Non si piega, non accetta, non ammicca. (segue)

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