Venezia: spacciavano droga in carcere, scoperti dai carabinieri (2)
(AdnKronos) - (Adnkronos) - L'intercettazione dell'utenza cellulare in uso ad un cittadino italiano permetteva di verificare che, nel periodo detentivo, il recluso riceveva in più occasioni sostanza stupefacente del tipo cocaina, eroina e hashish, che gli veniva consegnata in carcere dalla moglie durante i colloqui periodici. L'introduzione dello stupefacente, poi rivenduto agli altri detenuti, veniva agevolata dal fatto che la donna lo occultava tra gli effetti delle figlie minori, eludendo così i controlli da parte della Polizia Penitenziaria. Venivano, altresì, individuati anche i canali di approvvigionamento dello stupefacente e più precisamente si appurava che la moglie del detenuto, su precise indicazioni del marito, reperiva la cocaina e l'hashish dal fratellastro dello stesso, mentre acquistava l'eroina da una donna veneziana e da un uomo calabrese. Anche il fratellastro gestiva un'autonoma rete di spaccio che si svolgeva principalmente nella zona di Marghera. Le successive attività tecniche, poste in essere proprio nei confronti dei due fornitori, permetteranno di individuare anche il livello superiore. Infatti questi gestivano una rete di spaccio composta da un'ottantina di “clienti” che, giornalmente, venivano riforniti di cocaina e hashish nella zona di Mestre-Carpenedo. In tale attività, uno dei due pusher era coadiuvato dalla moglie italiana, che si prestava ad accompagnarlo in auto nei luoghi di spaccio, rimanendo poi in attesa in parcheggi limitrofi, aspettando di essere raggiunta dal marito che prelevava, di volta in volta, lo stupefacente destinato alle cessioni a terzi. La stessa accompagnava in auto il marito in occasione degli approvvigionamenti dai fornitori e, in tutte queste circostanze, la donna portava con sé il figlio di solo un anno d'età, proprio per evitare eventuali controlli da parte delle Forze di Polizia.