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Mafia: pizzo a imprenditori edili, così i boss mantenevano la 'cassa'

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Palermo, 11 giu. (AdnKronos) - "Il racket delle estorsioni continua a costituire per le famiglie mafiose uno strumento di accumulazione illecita di risorse e, nel contempo, un'attività funzionale al concreto esercizio del potere per il controllo del territorio secondo la logica dell'intimidazione e della sopraffazione". Lo dicono gli investigatori dell'Arma, dopo l'operazione denominata 'Nuovo Papa', che ha portato all'arresto di sei persone, consentendo anche di ricostruire due tentate estorsioni ai danni di imprenditori del settore edile della zona di Monreale (Palermo) e di accertare l'esistenza di una vera e propria cassa gestita dal mandamento di San Giuseppe Jato, al cui interno periodicamente confluivano le risorse illecitamente acquisite dagli indagati, derivanti prevalentemente dalle richieste di pizzo praticate su larga scala nel territorio di Monreale. Ad occuparsi dell'individuazione delle attività da 'mettere a posto' erano Antonino Sciortino e Salvatore Billletta. Vittime due imprenditori edili locali costretti a versare cospicue somme di denaro per ogni nuovo appartamento realizzato e ad affidare a ditte 'gradite' alla famiglia i lavori per la realizzazione degli impianti elettrici e idraulici negli immobili in costruzione. L'obiettivo era duplice: garantire introiti alle casse del mandamento di San Giuseppe Jato, gestite in prima persona sa Antonino Alamia, spiegano gli investigatori, e assicurare il controllo del tessuto economico e sociale sul territorio.

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