'Sigaretta che non brucia', Philip Morris chiede regolamentazione ad hoc
Londra, 13 set. (AdnKronos Salute) - Una regolamentazione 'ad hoc' per i prodotti a tabacco riscaldato che presentano un potenziale rischio ridotto rispetto alla classica 'bionda'. E' quello che invocano le aziende del settore, riunite a Londra in occasione del 'The global tobacco and nicotine forum 2018', il più importante appuntamento internazionale dell'industria del tabacco. "Ad oggi esiste una regolamentazione preliminare che ha creato una categoria per tutti i prodotti di tabacco di nuova generazione – spiega all'AdnKronos Salute Germana Barba, vice president, regulatory affairs, Philip Morris International – ma non vi è ancora una regolamentazione specifica per i prodotti a tabacco riscaldato (iQos), e ci auguriamo che la prossima direttiva europea sui prodotti del tabacco possa contemplare questa possibilità. Allo stesso tempo – aggiunge - ci auguriamo che l'unione Europea, quindi anche l'Italia, possa sostenere la necessità di informare e comunicare ai consumatori adulti i benefici che questi prodotti presentano rispetto alle sigarette tradizionali". Questi prodotti, denominati 'heat-not-burn', riscaldano il tabacco senza arrivare alla temperatura di combustione: ciò consente ai fumatori di avere una sensazione simile a quella del fumo, ma con molte meno sostanze nocive. I dispositivi a tabacco riscaldato offrono quindi un'alternativa migliore a chi vuole continuare a fumare o non riesce a smettere. L'evidenza scientifica ha confermato come la causa primaria delle malattie correlate al fumo sia la combustione, e che quindi prodotti che sono in grado di eliminarla possono essere presi in considerazione come delle alternative meno dannose rispetto alle sigarette 'tradizionali'. Un aspetto sul quale l'industria del tabacco preme molto, anche alla luce di regolamentazioni di comunicazione stringenti e analoghe a quelle applicate alle sigarette tradizionali, che non permettono di veicolare messaggi che mettano in evidenza i vantaggi per la salute dovuti allo 'switching' da sigaretta 'tradizionale' a 'sigaretta che non brucia'. "La comunicazione attuale – spiega Barba - richiede di applicare delle avvertenze sanitarie sui pacchetti, cosa su cui noi siamo completamente d'accordo; però - puntualizza - è una comunicazione del rischio che andrebbe bilanciata con una comunicazione dei benefici che questi prodotti presentano per la salute. L'obiettivo della nostra azienda – ribadisce - è quello di utilizzare queste nuove tecnologie per dare a tutti i fumatori adulti la possibilità di un'alternativa che riduca i rischi per la loro salute e, alla fine, di dire addio alle sigarette". "Quello che vediamo da un riscontro del mercato è che la grande differenza tra la sigaretta elettronica e i dispositivi a tabacco riscaldato è che i consumatori passano più facilmente a questi ultimi in modo completo, ovvero sostituiscono quasi del tutto il consumo di sigarette, con una media del 70% del consumo che viene rimpiazzato dai prodotti a tabacco riscaldato. Ad oggi, in consumatori di iQos nel mondo sono sei milioni". Usa, Inghilterra e Nuova Zelanda, paesi tradizionalmente all'avanguardia sulle politiche anti-fumo, hanno riconosciuto il ruolo molto importante che le alternative senza combustione possono rappresentare per ridurre il consumo delle sigarette tradizionali. "Gli Stati Uniti - aggiunge Barba - hanno fatto un passo in più, adottando una legislazione che prevede che gli operatori possano fare domanda di autorizzazione per alcune specifiche comunicazioni ai consumatori adulti. Il processo è tutt'ora in corso, e naturalmente ci auguriamo che possa terminare in modo positivo. Anche l'Italia – ricorda - ha adottato una regolamentazione, un paio di anni fa, che prevede la possibilità di poter fare delle comunicazioni ai consumatori su questi prodotti. Abbiamo condiviso la nostra evidenza scientifica con l'Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute, e siamo in questo momento in una situazione di dialogo, a disposizione per dare ulteriori informazioni, e ancora una volta ci auguriamo che le autorità italiane possano riconoscere queste autorizzazioni in modo positivo". Oltre alle evidenze scientifiche dei test effettuati internamente da Philip Morris International, anche altre istituzioni europee hanno cominciato a valutare in modo indipendente i dati scientifici su iQos; tra queste l'Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio, l'Istituto per la salute pubblica inglese e altri istituti europei: "I risultati per il momento sono molto incoraggianti - osserva Barba - in particolare l'Istituto tedesco ha riconosciuto come il nostro dispositivo riduca significativamente il livello delle sostanze tossiche rispetto alle sigarette, e che questo porta a concludere che il prodotto possa potenzialmente ridurre i rischi per la salute". In quest'ottica, tra i paesi europei il Regno Unito è sicuramente uno di quelli più all'avanguardia, non solo dal punto di vista del riconoscimento del ruolo che i prodotti alternativi meno dannosi possono giocare nella riduzione del consumo di sigarette, ma anche dal punto di vista regolatorio: "Oggi - sottolinea Barba - le e-cig in Inghilterra sono sottoposte a una regolamentazione più favorevole, più liberale rispetto alla sigarette tradizionali, e il Governo ha annunciato che comunque intende fare di più. Un paio di mesi fa la Advertising standard authority (il corrispettivo del Garante della comunicazione italiano) ha avanzato una proposta al Parlamento inglese per consentire agli operatori di sigarette elettroniche di poter comunicare i benefici del prodotto ai consumatori. Il Parlamento si è espresso favorevolmente", conclude.