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Vaccini, l'esperto: avanti con obbligo finché serve

AdnKronos
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Milano, 2 ott. (AdnKronos Salute) - Vaccinazioni obbligatorie, sì o no? Nel dibattito politico sul tema "in queste ultime settimane si è parlato prima di obbligo flessibile, poi di obbligo intelligente". Ma Baldassarre Martire, pediatra in prima linea nella lotta alle immunodeficienze, che ben conosce i problemi dei bambini immunodepressi e l'importanza del cosiddetto effetto-gregge, anche dopo il susseguirsi di 'ordini e contrordini' diffusi in vista dell'inizio delle scuole dice "no all'improvvisazione". Il rischio è "disorientare e frastornare" le famiglie. "Credo che aggiungere aggettivi a un sostantivo come obbligo possa soltanto creare confusione", avverte l'esperto che ha partecipato a Milano alla quarta edizione dell'evento 'IGs DayBreak' promosso da Shire, dedicato alle immunodeficienze primitive e alla terapia sostituita cronica con immunoglobuline. "Occorre dare indicazioni chiare, supportate dall'evidenza scientifica", ammonisce lo specialista, dirigente medico presso l'Unità operativa pediatrica 'F. Vecchio' dell'Azienda ospedaliero-universitaria consorziale Policlinico di Bari, parlando all'AdnKronos Salute a margine dell'incontro. E la scienza sostiene che, "laddove i livelli di copertura vaccinale non siano tali da eradicare una malattia infettiva, l'obbligo debba essere senza se e senza ma". Obbligo e basta, "portato avanti fino a raggiungere adeguate coperture". Quindi non necessariamente per sempre: "Una volta raggiunto questo obiettivo - precisa infatti il medico - occorrerà poi interrogarsi se si è maturi per passare ad altre strategie" come "la raccomandazione o un'adesione spontanea alle campagne vaccinali". Dal palco, di fronte a una platea di medici, Martire ha fatto da un lato chiarezza sulla vaccinazione dei pazienti immunocompromessi ("possibile e a volta raccomandata"). Dall'altro ha evidenziato il ruolo di "una corretta protezione dei contatti", le persone che vivono accanto ai malati con immunodeficit e se ne prendono cura: "Da sola non basta", puntualizza il pediatra. Per fare da 'scudo' a pazienti così a rischio di infezioni gravi e a volte letali "servono adeguati livelli di protezione nella collettività". "L'auspicio che posso dare - afferma dunque l'esperto - è quello di ritornare all'evidenza scientifica, di riaffidarsi alle conoscenze che esistono" e che, anche nel caso di un bambino affetto da immunodeficienza, "consentono di definire un iter decisionale specifico per il singolo paziente". Ma siccome "ovviamente parliamo soprattutto della popolazione generale, che laddove non sia sufficientemente protetta rappresenta un rischio per questo tipo di pazienti", ancora una volta "occorre ritornare un attimo alla scienza, ai dati scientifici", è l'appello dello specialista ai decisori. Bisogna "appropriarsi della definizione delle indicazioni e delle raccomandazioni". La speranza finale, conclude Martire, è "che la classe politica possa in qualche maniera riaffidare il compito delle indicazioni vaccinali agli addetti ai lavori, e creare sui calendari vaccinali normative sanitarie che siano costruite sulla situazione storica e reale del Paese".

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