Cataratta, ora si può recuperare la vista dopo i 50 anni
Roma, 19 nov. (Adnkronos Salute) - Una correzione dei difetti di vista sempre più personalizzata. E' quanto promette l'attuale chirurgia della cataratta, che negli ultimi anni si è trasformata da intervento per risolvere l'opacizzazione del cristallino - un disturbo tipico della terza età - a soluzione per recuperare, dopo i 50-60 anni, i difetti rifrattivi da lontano e da vicino. "L'operazione di cataratta consiste nella sostituzione del cristallino opacizzato con un cristallino artificiale", ricorda Scipione Rossi, componente del Consiglio direttivo della Società oftalmologica italiana (Soi), che domani apre il suo 99esimo Congresso nazionale a Roma. "Questa piccola lente che viene impiantata nell'occhio del paziente può avere diverse caratteristiche ottiche e correggere così il difetto di vista da lontano, come nel caso delle lenti standard monofocali, o contemporaneamente il difetto da lontano e da vicino, come nelle lenti di nuova generazione, disponibili da qualche anno". E' per questo motivo che si parla ora più correttamente di estrazione del cristallino trasparente a scopo refrattivo, un intervento indicato per un numero di soggetti molto più ampio di quello della cataratta. La Soi, inoltre, presenterà al Congresso l'aggiornamento delle raccomandazioni per l'intervento alla cataratta. Le novità riguardano l'impianto delle lenti multifocali e toriche ad alta tecnologia e gli accorgimenti tecnici per ottenere misurazioni precise della curvatura della cornea per effettuare biometrie capaci di identificate il giusto potere della lente da impiantare. "Dopo i 45-50 anni di età, oltre alla presbiopia, cioè alla difficoltà di mettere a fuoco oggetti vicini, dovuta a un difetto di accomodamento del cristallino - precisa Rossi, direttore Uoc Microchirurgia oculare ospedale San Carlo di Roma - possono insorgere anche altri problemi dovuti all'invecchiamento, come un cambiamento dell'indice di rifrazione del cristallino, che non si può ancora definire opacità, oppure un'ipermetropia di 1,5-2 diottrie. Le tecnologie per la produzione dei cristallini artificiali hanno fatto enormi progressi negli ultimi anni e le opzioni a disposizione di oculisti e pazienti sono diverse". "A parte le monofocali standard, che correggono solo il difetto da lontano - dettaglia l'esperto - sono disponibili le lenti a profondità di fuoco, note come Edof, che offrono una qualità della visione molto buona da lontano e a distanza intermedia, nonché discreta a distanza ravvicinata, con un rischio di disfotopsie, cioè di disturbi dell'immagine legati all'architettura costruttiva della lente, mediamente basso. Ci sono poi le lenti trifocali, che consentono una visione ottimale da lontano, nell'intermedio e da vicino: queste lenti sono però gravate da una percentuale di disfotopsie superiore rispetto alle Edof". L'ultima novità in questo campo sono le lenti denominate 'Synergy', basate su una tecnologia a metà strada tra Edof e trifocali. Per chi invece ritiene di non poter tollerare la comparsa di disfotopsie, un'opzione recente è data dalle lenti monofocali evolute, che consentono una visione discreta anche nell'intermedio. Le lenti di nuova generazione assicurano in definitiva un risultato ottimale, consentendo ai pazienti di liberarsi di qualsiasi tipo di occhiale. Per i cittadini italiani, sostiene la Soi, il problema principale attualmente è l'accessibilità ai trattamenti più avanzati. "Come andiamo ripetendo da anni - ribadisce Rossi - il Servizio sanitario nazionale offre rimborsi assolutamente inadeguati a coprire il costo dell'impianto delle lenti evolute; sono disponibili solo in pochissimi ospedali pubblici: basti pensare che la loro penetrazione nel mercato italiano è limitata all'1%, contro il 10-20% di Paesi paragonabili al nostro come la Germania o la Spagna. Le lenti evolute - rimarca lo specialista - sono invece disponibili ormai in molte strutture private, così i pazienti sono costretti nella maggior parte dei casi a sostenere per intero la spesa dell'impianto, magari con l'aiuto di un un fondo sanitario integrativo". Il dato positivo emerge dalla personalizzazione sempre più spinta dei cristallini artificiali di nuova generazione. "Prima dell'intervento, si sottopone il paziente a una serie di esami preliminari per stabilire quale tipo di cristallino con quale tecnologia è più indicato per il suo problema visivo. Questo approccio va nella direzione di un trattamento sempre più personalizzato - conclude Rossi - ed è prevedibile che in questa complessa fase diagnostica presto il chirurgo oculista verrà aiutato dall'intelligenza artificiale, molto efficace nel confronto di moltissime immagini". Per i soggetti che hanno superato il 45-50 anni di età e "che avvertono qualche problema di 'visus' in più rispetto al passato", il consiglio della Soi "è sempre quello di rivolgersi a un oculista di fiducia, che saprà indirizzare alla soluzione più adatta al difetto visivo e alle personali necessità di visione".