Crisi e caro-cure, cinque milioni di famiglie rinunciano al dentista

Sanità
domenica 15 dicembre 2013
Crisi e caro-cure, cinque milioni di famiglie rinunciano al dentista
3' di lettura

Roma, 10 dic. - (Adnkronos Salute) - Universalità del Servizio sanitario nazionale a rischio: nell'ultimo anno 5,5 milioni di famiglie hanno rinunciato o rimandato le cure dentarie, 4,7 milioni di famiglie hanno rimandato o rinunciato a visite specialistiche e 2,9 milioni di famiglie hanno rimandato o rinunciato a esami di laboratorio. E' quanto emerge dall'11esimo Rapporto Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) 'Ospedali Salute', presentato oggi a Roma. Secondo l'Associazione, "l'intervento economico prolungato sulla spesa pubblica ha portato e sta portando a una stretta progressiva sul fronte dei pazienti che assume aspetti molteplici: la lievitazione dei ticket sanitari (22% dal 2009 al 2012) per la diagnostica e le visite specialistiche, l'aumento dei ticket dei farmaci (63% dal 2009 al 2012), l'incremento del ricorso al pagamento delle prestazioni intramoenia (51% dal 2011 al 2012), la lievitazione delle addizionali Irpef regionali (dal 2009 al 2012 ha toccato punte del 77%). Il Rapporto si sofferma sulle dinamiche che interessano il paziente e la sua famiglia, tenendo conto di dati approfonditi anche da un'indagine ad hoc su 2.000 caregiver, le persone che nell'ambito familiare si prendono cura dei congiunti soprattutto non autosufficienti. "Dall'indagine svolta sui caregiver - spiega l'Aiop - si è marcatamente notato che accanto all'appesantimento oggettivo della spesa sanitaria sostenuta dai pazienti e dalle loro famiglie, esiste anche una percezione soggettiva del sovraccarico dell'assistenza, derivante dalle cure prestate alla famiglia ristretta, rappresentata dalle persone conviventi (coniuge, figli, ecc.) e contemporaneamente alla famiglia allargata rappresentata da persone non conviventi (come genitori, suoceri, fratelli, ecc.)". Per l'Aiop, "il lento processo di erosione del nostro sistema sanità è evidente. Un sistema che rappresenta un patrimonio non solo in termini strutturali, ma anche in termini di servizi e professionalità che operano nel complesso ospedaliero, a cui si aggiunge l'insieme di dotazioni e attività nel campo scientifico e tecnologico". L'Associazione cita quindi alcuni dati che scattano una fotografia del sistema. "E' bene ricordare che esso è infatti costituito contemporaneamente da: 211.000 posti letto (70% ospedali pubblici, 30% ospedali privati accreditati), 1.125 strutture ospedaliere che producono 67,9 milioni di giornate di degenza, 650.000 addetti e da 14 milioni di pazienti che ogni anno entrano in una struttura ospedaliera, insieme ai parenti e agli accompagnatori". E ancora: "Con una spesa ospedaliera pubblica pari a 61,6 miliardi di euro, in un quadro generale di spesa sanitaria che risulta la più bassa (7% del Pil), rispetto alla media dei Paesi Ocse (7,8% del Pil) e dei Paesi G7 (8% del Pil), diventa sempre più difficile sostenere il sistema, e purtroppo l'idea che le inefficienze sanitarie delle Regioni si possano affrontare riducendo il flusso di denaro resta radicata, al punto che il Documento di economia e finanza (Def) 2013 ipotizza una discesa della spesa sanitaria pubblica dal 7,1% del Pil del 2012 al 6,7% del Pil nel 2017. A queste condizioni, il livello tecnologico e qualitativo della sanità italiana non avrebbe alcuna possibilità di confrontarsi con quello dei Paesi dell'Europa dei 15". Alla luce di questi dati, secondo l'Associazione, sono due le strade principali da seguire: "La prima è il riconoscimento di un finanziamento equo per tutti gli operatori, pubblici e privati, dove questi ultimi - che rappresentano il 27,3% dell'attività complessiva, costando però solo il 14,4% della spesa totale - sono soggetti a una sottotariffazione del 20% circa rispetto agli ospedali pubblici, che beneficiano tra l'altro del contributo da parte delle Regioni per ripianare i disavanzi di bilancio. La seconda strada, immediatamente percorribile, consiste nell'inserire una forte dose di trasparenza e semplificazione nella gestione dei sistemi sanitari regionali, a partire dalla compilazione obbligatoria di bilanci trasparenti e confrontabili per tutti gli ospedali pubblici". "Assicurato un finanziamento equo e misurabile - afferma il presidente Aiop Gabriele Pelissero - in relazione alla qualità e alla quantità delle prestazioni erogate, sarà finalmente possibile dare un vero contenuto al principio di responsabilità degli amministratori e contemporaneamente ridurre i vincoli burocratici che limitano l'autonomia manageriale". "Nei mesi a venire seguiremo le proposte della seconda spending review - conclude il presidente - nell'auspicio che, in accordo con il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, si possa attivare un risparmio tutto interno al sistema per liberare risorse che in esso devono essere reinvestite".