(Adnkronos) - Per i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Perugia, nel processo di secondo grado in cui la perizia scientifica aveva di fatto rimesso in discussione il castello accusatorio, non era possibile una "pronuncia di colpevolezza al di la' di ogni ragionevole dubbio" . Per i giudici "la corte d'Assise di primo grado, per poter ricostruire la vicenda sottoposta al suo esame ha ritenuto di poter coordinare elementi di fatto, ritenuti di per se' stessi certi ma di significato non del tutto univoco, in un quadro unitario nell'ambito del quale ciascuno di quegli elementi potesse conseguire un chiarimento definitivo e tutti, nel loro insieme, un significato univoco, si da assurgere a prova di colpevolezza". "Ora pero' - scrivevano ancora i giudici di secondo grado- sono venuti meno gli stessi 'mattoni' di quella costruzione: non si tratta cioe' soltanto di una diversa ricollocazione di quei 'mattoni', tale da non consentire l'attuazione del progetto architettonico disegnato, ma piuttosto di una mancanza del materiale necessario per la costruzione". (segue)