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Cultura: filosofo Fre'de'ric Gros, andare a piedi aiuta a pensare (2)

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(Adnkronos) - Camminare significa molte cose diverse. Secondo il poeta maledetto Arthur Rimbaud, che di se' diede il giudizio temerario "non sono altro che un pedone", rappresenta la smania di fuggire. L'amico Verleine lo chiamo' anche "l'uomo dalle suole al vento" per il continuo, ostinato e rabbioso peregrinare che caratterizzo' sua breve vita. Secondo l'americano David Henry Thoreau, invece, camminare rappresenta la conquista del "selvatico". Nel 1845 l'autore di "Disobbedienza civile" si costrui' una capanna nei pressi di Walden Pond, in cui poi abito' per due anni in completa autarchia e molto spesso in assoluta solitudine. Per Ge'rad de Nerval, creatore di indimenticabili ritratti femminili -da "Aurelie" a "Sylvie"- camminare e' soprattutto un vagabondaggio malinconico, un "lasciar vagare la tristezza all'aria aperta: abbandonarsi". Tutto al contrario del filosofo Immanuel Kant, la cui vita non fu per niente avventurosa. Metodico, dal temperamento ossessivo, Kant fu chiamato "l'orologio di Koenisberg, cittadina in cui nacque e mori'. La frase iniziale del suo primo libro e' anche il suo inderogabile proposito: "Mi sono tracciato una via che seguiro'. Una volta iniziata la mia marcia, niente potra' fermarla". E, in effetti, tutti i giorni di lezione, quando lo si vedeva uscire da casa, si poteva star certi che erano le otto spaccate. Tra mistica e politica si svolge l'itineario sia interiore che pubblico del Mahatma Gandhi. "Non faremo dietrofront" annuncia il 19 marzo del 1930 l'uomo della piu' grande marcia pacifica mai conosciuta dall'umanita'. "Star seduti il meno possibile: non fidarsi dei pensieri che non sono nati all'aria aperta e in movimento ", ammonisce Nietzsche. "I miei pensieri dormono, se li tengo seduti" ricorda invece Montaigne. Un auspicio per tutti, specie d'estate: per chi e' gia' in cammino e per chi non e' ancora partito.

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