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Il mito di Orzowei figlio della Savana e dei pregiudizi

Alberto Manzi, docente e pedagogista, famosissimo per la trasmissione televisiva “Non è mai troppo tardi”, ebbe il grande piacere di essere scoperto anche come scrittore
di Sergio De Benedetti martedì 25 novembre 2025

2' di lettura

Alberto Manzi, docente e pedagogista (1924/1997), famosissimo per la trasmissione televisiva “Non è mai troppo tardi” che insegnò a leggere e scrivere ad oltre 1,5 milioni di italiani tra il 1960 e il ’68, ebbe il grande piacere di essere scoperto anche come scrittore. Tra i molti riconoscimenti, a metà del 1975 un attore britannico nativo del Galles, Stanley Baker, nominato baronetto dopo il “Riccardo III” di Laurence Olivier del 1955, incappò in un suo libro appena tradotto, “Orzowei, il figlio della Savana”, e ne restò folgorato. La storia fa diretto riferimento ad un ragazzo bianco abbandonato nella jungla in fasce e salvato in Sud Africa da un capo nero della tribù degli Hutzi che lo crescerà come un figlio. Divenuto adulto e superata la prova di coraggio per diventare un guerriero, gli altri guerrieri lo rifiuteranno perché bianco, affibbiandogli il soprannome di Orzowei (nel loro dialetto, «colui che fu trovato»).

Personaggio rispettato perla sua saggezza, il capo tribù si rivolse allora al Capo dei Boeri, (da boer, contadino), popolazione guerriera bianca di origine prevalentemente olandese formatasi in Sud Africa nel XVIII secolo. Ma anche i Boeri lo rifiutarono, ritenendolo un selvaggio. Oltre la capacità del ragazzo che darà anche prova di intelligenza e saprà farsi valere, ci vorrà tutta l’abilità e la pazienza dei due capi per farlo integrare tra gli stessi Boeri.

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Formatasi non senza problemi organizzativi e logistici una co-produzione italo-tedesca, Stanley scovò quale interprete di Orzowei il giovane Peter Marshall di Hull, Yorkshire, che viveva nello Yemen con la sua famiglia, lui stesso assunse la parte del capo dei Boeri e scelse Bonne Lundberg per il ruolo del capo degli Hutzi. Le riprese dirette dal regista francese Yves Allégret andarono avanti in Kenya con grande rapidità poiché le condizioni di salute di Baker (accanito fumatore) peggiorarono vistosamente e il 28 giugno 1976 si spense a Malaga a soli 48 anni dopo aver ultimato le riprese una settimana prima.

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Il 10 gennaio 1977 la televisione della Germania Ovest trasmise la prima di sei puntate del film mentre l’Italia iniziò dal 28 aprile dello stesso anno attraverso 13 puntate settimanali di 25 minuti, che incollarono letteralmente grandi e piccini allo schermo. Il successo fu clamoroso anche in tutta Europa e proseguì fino al 1985 con l’ultimo Paese a programmarlo, l’Ungheria. Peter Marshall morì a soli 29 anni a seguito di un incidente stradale a Johannesburg, mentre di Bonne Lundberg si sono perse le tracce.

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