Dopo il bel debutto con Detective tacco 12 (2023), Luigi Borlenghi ci propone ancora il personaggio della più stilosa poliziotta italiana, il commissario capo, anzi, qui vicequestore Anna Bresso in una nuova avventura: Il mistero dei muri che parlano (Edizioni Ares, 20 euro). Anna Bresso è tutto quello che una donna desidererebbe essere: è alta, bionda, elegante, ironica e svolge un lavoro prestigioso in polizia; ama Milano, la città dove è nata, e dove è tornata, in un commissariato in pieno centro, dopo vari anni a Brescia; e poi Anna ha tre altre passioni, ovvero, in p. 312, klimax rigorosamente ascendente, i bei vestiti, le belle scarpe (ah, le sue Loubotin leopardate!) e la giustizia.
Ma, al di là delle apparenze pacate e garbate, il vicequestore Bresso sa che in lei c’è una sorta di alter ego, un’altra Anna, fatale e decisa, che non molla mai la presa: la Cacciatrice (così l’ha soprannominata), che viene spesso a visitarla nei sogni, istradando anche, talvolta, le indagini. E da istradare c’è molto, in questo caso: Anna, infatti, viene coinvolta nelle indagini sulla sparizione di un singolare personaggio, Primo Maggio, un clochard, apparso a un certo punto per le vie di Lecco, e accolto da don Paolo nella sua casa–famiglia. Inspiegabilmente, Primo Maggio – tale è il nome che dichiara – si rivela un uomo colto, grande conoscitore di Dante, e presto trova una sua dimensione, diventando un pilastro del doposcuola per i ragazzi del liceo locale: greco, latino, storia, e, soprattutto, la letteratura italiana in particolare, Dante, non hanno segreti per lui, che sa comunicare la sua passione con enorme calore.
Trascorrono anni tranquilli, sino a che giunge a Lecco Aurora, una giovane irrequieta scappata di casa. Don Paolo accoglie anche Aurora, e Primo, imprevedibilmente, riconosce in lei Mirié, la donna che ha lasciato tanto tempo prima. O meglio: la donna che Primo ritiene di avere lasciato sul suo pianeta, da cui è partito anni prima e su cui anela di tornare. Un po’ K-Pax (come il pianeta del sedicente alieno interpretato da Kevin Spacey in un memorabile film) e po’ L’uomo che cadde sulla terra (altro classico della fantascienza interpretato al cinema da David Bowie), Primo è un uomo pieno di misteri: l’ultimo è la sua sparizione con Aurora. Nell’indagine entra anche Anna, anche se ufficialmente fuori dalla sua giurisdizione, dietro richiesta di don Paolo, suo compagno di studi e anche suo primo amore, prima della vocazione. Anna è affascinata dal mistero di quell’uomo senza passato che ha ricoperto le pareti del suo appartamento di scritte misteriose. A sostenerla, il suo senso della giustizia, oltre all’ambizione, come le fa notare spesso il Crocefisso con cui dialoga fittamente. Sì, perché, ci dice, quasi provocatoriamente Borlenghi, il vicequestore Bresso, bella, elegante, moderna e di successo, parla col crocefisso, esattamente come quel prete di campagna, grossolano e fuori moda che era il Don Camillo di Guareschi. E nella apparente dicotomia fra la modernità esteriore e il cuore antico di quelle grandi domande di senso – che restano sempre aperte – si gioca senso del romanzo, in cui Anna resterà sorpresa dagli abissi di possibilità dell’animo umano, incluso il suo.




