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Smartphone, rispunta la tassa: il "regalo" di Dario Franceschini

simone cerroni
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Altro che 80 euro in più nelle tasche degli italiani per andare a mangiare fuori tre pizze in più all'anno. Il regalo del governo Renzi più che in pizzerie verrà speso per la tassa su telefonini, tablet, personal computer e televisori. Si tratta dell'equo compenso per copia privata dovuto alla Siae dai produttori di supporti digitali. Un indennizzo che chi compra dispositivi elettronici dotati di memoria (come appunto i telefoni e pc) deve versare alla Siae e quindi agli autori ed editori per le copie private (di canzoni, film, libri, ecc.) che su quel dispositivo verranno copiati. Una possibilità questa, concessa dalle moderne tecnologie, che ad esempio permettono di registrare brani coperti da diritto d'autore su più supporti elettronici. Secondo quanto riporta il Giornale, appena dopo Pasqua, martedì 23 aprile, il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini per risolvere il tira e molla incontrerà attorno allo stesso tavolo le parti interessate: Siae, produttori e consumatori. Una vecchia storia - Già la scorsa settimana, a margine di una presentazione stampa, il ministro aveva dichiarato: "E' mio dovere aggiornare le tabelle che sono ferme al 2009". In realtà, la tabella dell'equo compenso, doveva essere aggiornata già dal 2012 dal governo Monti, ma niente fu fatto a riguardo. Così la patata bollente era passata alla fine del 2013 nelle mani di Enrico Letta e del predecessore di Franceschini, il dalemiano Massimo Bray. "A febbraio - riporta il Giornale - era tutto pronto: il decreto avrebbe accolto i desiderata della Siae guidata da Gino Paoli (sì, proprio lui). La gabella sugli smartphone sarebbe passata da 0,9 a 5,2 euro (+478%); idem per i tablet (da 1,9 a 5,2 euro) e per le smart tv (da zero a 5 euro). Sui computer il balzello sarebbe salito a 6 euro (da 1,9 per quelli senza masterizzatore e da 2,4 per quelli con), mentre il prelievo sulle memorie portatili come le chiavette Usb sarebbe quasi raddoppiato (da 0,5 a 0,9 euro per Gigabyte). Un totale, come detto, da quasi 200 milioni, più che doppio rispetto all'attuale prelievo". Franceschini ci mete la faccia - Poi, sempre la scorsa settimana, Franceschini spiegava: "Dobbiamo mettercelo tutti in testa, perché in Italia questa consapevolezza non c'è. Il diritto d'autore consente la libertà all'artista, quello che gli garantisce il suo spazio di creatività. E' in cima all'agenda europea, perché tutte le nuove tecnologie comportano questioni attinenti al diritto d'autore". Quindi continua e, consapevole che in questo caso, ovvero quando si tratta di pagare, la faccia ce la mette lui e non Matteo Renzi afferma: "Probabilmente mi prenderò fischi da tutti, perché così accade quando si devono fare mediazioni di questo genere, ma io ho l'obbligo di legge di rivedere le tabelle del 2009 che dovevano essere aggiornate nel 2012". L'interpellanza - La situazione non è ancora chiara, o forse non lo è mai stata. Così alcuni parlamentari tra cui Stefano Quintarelli, Andrea Romano e Cristina Bargero lo scorso 11 aprile hanno posto al Ministro un'interpellanza, con il quale hanno chiesto di rendere pubblici gli esiti dell'indagine sulle nuove "abitudini digitali" dei consumatori commissionata dal precedente Ministro Bray. I parlamentari spiegano nella richiesta che questa ha l'obiettivo di "verificare se le copie private di opere musicali e cinematografiche siano davvero cresciute negli ultimi tre anni, tanto da legittimare un aumento dell'equo compenso del 500 per cento, come richiesto dalla Siae".  La risposta è arrivata alla Camera da parte di Enrico Costa, sottosegretario alla Giustizia, che ha precisato che "sarà cura del Governo rendere noti i criteri sulla base dei quali verranno parametrati i compensi".

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