Ponte Messina: ingegneri divisi, da cattedrale nel deserto a svolta per Italia
Palermo, 12 feb. (AdnKronos) - "Da solo il ponte sullo Stretto sarebbe come la cattedrale nel deserto". Vincenzo Di Dio, presidente dell'Ordine degli ingegneri della Provincia di Palermo, amplia i termini del ragionamento. E nei giorni in cui il ponte che dovrebbe collegare la Sicilia al resto d'Italia è tornato d'attualità rilanciato dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, e, prima di lui, dal governatore siciliano, Nello Musumeci, spiega che la questione non può essere "ponte sì, ponte no". "Se si propone la costruzione di una cattedrale la risposta potrebbe essere a priori sì – dice all'Adnkronos -, ma se la cattedrale è nel deserto la risposta può diventare no e se si considera la possibilità di costruire tante chiese più vicine ai fedeli invece della cattedrale, la risposta potrebbe essere un forse". Il tema, allora, andrebbe posto in maniera diversa. Bisogna chiedersi, è la tesi del numero uno degli ingegneri di Palermo, "se il Governo nazionale ha intenzione di fare dell'Isola quella piattaforma che per vocazione e collocazione geografica la Sicilia può essere nell'area del Mediterraneo. Se sì, è chiaro che il ponte è una delle opere da realizzare in questo contesto". Ma non l'unica, avverte Di Dio. Perché "avrebbe poco senso l'attraversamento rapido dello Stretto se le merci continuassero a viaggiare su autostrade come la Palermo-Catania, la Catania-Messina o la Palermo-Messina nello stato in cui oggi si trovano". Il ponte, allora, andrebbe integrato in "un piano di rinnovamento infrastrutturale globale che riguardi tutta la Sicilia" e che passi dal potenziamento del trasporto ferroviario così come da quello portuale e aeroportuale. "Solo un globale rinnovamento infrastrutturale dei trasporti farebbe diventare la Sicilia hub del Mediterraneo" dice Di Dio.