Auto, incentivi a elettriche e tasse a chi inquina: è coro di no
Roma, 5 nov. (AdnKronos) - Incentivi per le auto ecologiche e tasse per quelle inquinanti. Il nuovo sistema non piace a metalmeccanici e concessionari auto, schierati insieme contro le nuove norme, inserite in manovra. "Con l'approvazione di un emendamento alla legge di Bilancio, infatti, è stato introdotto per la prima volta in Italia un contributo per l'acquisto di autovetture, basato sul meccanismo del bonus/malus ecologico" dicono in una nota congiunta il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Michele Dell'Orco, e il sottosegretario allo Sviluppo economico, Davide Crippa. "Dal 1 gennaio 2019 e per i successivi tre anni - spiegano i due esponenti del Governo - chi acquisterà e immatricolerà in Italia un'autovettura nuova elettrica, ibrida o alimentata a metano, si vedrà riconosciuto un contributo economico fino a 6mila euro, calcolato sulla base della CO2 emessa per chilometro". "Chi, invece - proseguono - ne comprerà una nuova alimentata con carburanti più inquinanti, dovrà pagare un'imposta che, anche in questo caso, sarà legata alle emissioni di CO2 del veicolo". L'alzata di scudi mette insieme le ragioni di Fim Fiom e Uilm e quelle di Federauto, preoccupati dall'impatto che un meccanismo di bonus-malus così architettato potrà avere sull'economia del Paese e sull'occupazione di un settore già esposto agli alti e bassi della crescita. "Un altro schiaffo all'industria italiana, altro che sovranisti. Misura regressiva, sanno che quota ha l'automotive italiano? Incentivando i veicoli a prezzo più alto e tassando le automobili più popolari non assolviamo i ritardi dei produttori: queste norme schizofreniche sono un danno per il Paese e i lavoratori", commenta Marco Bentivogli. Per il leader Fim la misura "rischia solo di penalizzare la nostra industria automobilistica e quella europea a favore della concorrenza estera, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e penalizzando le fasce più povere delle popolazione che non possono permettersi un auto nuova". Si tratta insomma per Bentivogli di un emendamento che comporterà "consumi crescenti" ma con risultati per l'ambiente "trascurabili" e produrrà "lo smantellamento dell'industria automotive e la perdita di migliaia di posti di lavoro". Sul piede di guerra anche la Fiom. "Si rischia di imboccare la strada sbagliata, investendo milioni di euro della collettività per pochi privati a cui scontare con un bonus l'acquisto dell'auto elettrica e invece scaricare sui cittadini che, non potendo acquistare l'elettrico, sono condannati a pagare una imposta aggiuntiva che farebbe lievitare il costo del veicolo", scandisce il segretario nazionale, Michele de Palma che chiede al governo l'apertura di un confronto "per le auto di massa ecologiche e nel 'car sharing' ibrido ed elettrico". Il ritardo sull'auto elettrica nel nostro Paese, infatti, dice ancora la Fiom, "va colmato con investimenti delle aziende e del Governo" sulle infrastrutture e nei processi di trasformazione industriale del settore automotive. Una analisi che trova d'accordo la Uilm di Rocco Palombella che rilancia l'allarme occupazione."Con questo emendamento si mettono in pericolo migliaia di posti di lavoro", denuncia sollecitando un passaggio all'elettrificazione 'graduale' per evitare di colpire i consumatori che non possono sborsare le migliaia di euro di sovrapprezzo per prodotti ibridi o elettrici, di deprimere il mercato dell'auto in un momento in cui anche l'infrastruttura è inadeguata, e di penalizzare l'intera filiera dell'industria dell'auto italiana proprio mentre sta investendo per agganciare il salto tecnologico". Sulle barricate anche Federauto, l'associazione dei concessionari auto. "La proposta invece di costituire una soluzione peggiorerà il problema sia dell'inquinamento, sia delle entrate dello Stato, sia dell'impatto sul mercato e, conseguentemente, sui livelli occupazionali delle nostre aziende in cui oggi sono impiegati più di 120.000 addetti", denuncia il presidente Adolfo De Stefani Cosentino. Nel mirino non solo il bonus, ma anche la penalizzazione di autovetture Euro 6, dice ancora, "porterebbe a un rallentamento del rinnovo del parco senza eliminare le vetture più inquinanti e comporterebbe inoltre un minore gettito di Iva e Ipt dovuto ad una riduzione del mercato che non compenserebbe neppure in minima parte il maggior gettito derivante dal 'malus'".