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Banche, chi scommette contro il fallimento del salvataggio Carige: tsunami finanziario in Italia

Giulio Bucchi
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Le banche italiane non credono nella possibilità di ripresa di Carige. Dopo Intesa anche Banco-Bpm ha completamente svalutato la partecipazione nel bond da 320 milioni che il Fondo interbancario ha erogato all' istituto genovese per consentirgli di sopravvivere. A confermarlo l' amministratore delegato Giuseppe Castagna nel corso dell' incontro con gli analisti. La perdita è stata di 29,7 milioni realizzata nell' ambito di una maxi-operazione di pulizia del bilancio costata ben 300 milioni. Un sacrificio che ha contribuito allo squilibrio molto elevato (584 milioni) registrato nell' ultimo trimestre. Fra l' altro Castagna ha mostrato anche di non aver particolare fiducia nel governo italiano. Non a caso ha ridotto di tre miliardi l' investimento in Btp portandolo a 17,7 miliardi. Due giorni fa era stato Carlo Messina, amministratore delegato di Banca Intesa ad annunciare l' azzeramento della quota di partecipazione al bond Carige. Cinquanta milioni (ottanta pre-tasse) volati via. Leggi anche: "Perché le banche non prestano più soldi". La soffiata di Becchi: chi c'è dietro Gesto di sfiducia - Le decisioni dei consigli d' amministrazione di due delle più grandi banche italiane apre scenari inquitanti per il futuro di Carige. Un gesto di aperta sfiducia nella capacità dei commissari di Carige di venire a capo della situazione. In particolare Pietro Modiano e Fabio Innocenzi che, come ex presidente ed ex amministratore delegato, hanno in mano il bandolo della matassa. Devono convincere gli azionisti (a cominciare dalla famiglia Malacalza) a partecipare all' aumento di capitale di 400 milioni o, in alternativa trovare un cavaliere bianco disposto a partecipare al salvataggio. Per i consigli d' amministrazione di Banca Intesa e di Banco-Bpm nessuno dei due progetti è destinato al successo. Soldi pubblici - Temono il peggio: che in assenza di una soluzione condivisa il bond da 320 milioni venga forzosamente trasformato in capitale e successivamente azzerato per fronteggiare le perdite di Carige. Uno scenario devastante che rimetterebbe il sistema bancario italiano al centro della bufera e costringerebbe il governo a intervenire. Soldi pubblici per salvare una banca è proprio l' ultima cosa al mondo che Di Maio e Salvini desiderano alla vigilia delle europee. Soprattutto dopo aver detto ai quattro venti che non l' avrebbero mai fatto. Ora tutti gli occhi sono puntati su Unicredit. Mustier seguirà l' esempio di Messina e di Castagna? Difficile il contrario. Tanto più che l' istituto di Piazza Aulenti è concentrato sul piano industriale da presentare a fine anno. Nella nuova organizzazione, meno gerarchica, non c' è posto per il direttore generale Franco Gianni Papa che si è dimesso. Lascerà il 31 maggio con una liquidazione di 3,6 milioni. Decisamente modesta per una poltrona così importante. di Nino Sunseri

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