8 marzo: Cgil, in Veneto occupazione più rosa, ma anche più povera (3)
(AdnKronos) - In contemporanea cresce il part time, arrivato ad interessare il 48% delle lavoratrici contro il 39% del 2008. Questo si è esteso soprattutto tra le più giovani (dal 27% del 2008 al 41% di oggi) e le più anziane (dal 47% al 51%) che, anche oltre i 50 anni, restano intrappolate in questa modalità mantenendosi ai livelli massimi di part time rispetto a tutte le altre fasce d'età, comprese quelle legate agli anni della maternità che si attestano al 41%. L'incremento dei rapporti a tempo parziale soprattutto tra le classi di età più estreme (quelle in cui vi sono meno vincoli familiari) evidenzia il fatto che per buona parte si tratta di part time involontario: una modalità che riguarda principalmente la componente femminile (tra i maschi il part time coinvolge meno del 10% degli addetti). Sempre meno giovani: si innalza l'età delle lavoratrici venete, anche in conseguenza di un mercato del lavoro irrigidito dagli anni della crisi e degli effetti di leggi (Fornero e non solo) che non favoriscono il ricambio generazionale. Si assottiglia la presenza delle donne sotto i 30 anni (dal 27% del 2008 al 21% di oggi) ed ancor più quelle nella fascia di età tra i 30 ed i 40 anni (dal 35% al 25%), mentre le lavoratrici con più di 40 anni rappresentano il 54% del totale (nel 2008 erano il 38%). Le peggiori condizioni non riguardano dunque solo le nuove occupate, ma investono l'intero universo del lavoro dipendente femminile. Ciò induce ad ipotizzare un vero e proprio arretramento che grava in particolare sulle donne e che risulterebbe ancora più marcato se si prendessero in considerazione anche le forme più precarie dell'occupazione (false partite Iva, parasubordinati, stage e tirocini, ecc), spiega il report della Cgil del Veneto.