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Truccate Porsche e auto a benzina Il Volkswagen-gate non finisce più

di Giovanni Ruggiero sabato 7 novembre 2015

3' di lettura

Si allargano i confini dello scandalo all' interno della galassia Volkswagen. Non solo i diesel erano manipolati per abbattere le emissioni ma anche i motori a benzina. Un imbroglio che non riguarda solo i motori di piccola cilindrata ma anche i marchi di eccellenza del gruppo: Porsche e Audi. È stato annunciato il blocco delle vendite negli Usa del Cayenne, uno dei modelli di maggior successo della Porsche. Anche in questo caso l' accusa è quella di aver taroccato le emissioni dei motori diesel. Lo scandalo non si ferma qui. Nell' occhio del ciclone è entrata Audi. Le violazioni riguardano almeno 10mila auto prodotte nell' ultimo biennio, tra cui i modelli Touareg, Audi A6 Quattro, A7 Quattro, A8 e Q5 e per la prima volta, come abbiamo visto, la Porsche con la Cayenne. L' autorità di controllo Usa sostiene che il la centralina elettronica dispone di un orologioche consente alle auto di comportarsi diversamente in laboratorio rispetto alla strada. In questo caso, sostiene l' agenzia, le auto hanno emesso un livello di monossido di azoto nove volte più alto rispetto a quando venivano testate. Se l' accusa venisse provata saremmo in presenza non di una semplice «distrazione» da parte di ingegneri un po' troppo zelanti ma di un atto doloso. Un inganno così azzardato, ovviamente, non poteva essere ignoto ai vertici del gruppo. Tanto meno in un sistema tanto gerarchizzato come la Germania. Ma la malattia che ha colpito il made in Germany sembra essere entrata in metastasi. La solita Volkswagen ha comunicato che il problema non riguarda solo i motori diesel ma coinvolge pure quelli a benzina visto che anche i dati sulle emissioni di CO2 sono stati manipolati. Da qui l' annuncio che verranno richiamate altre 98 mila auto risultate irregolari . Immediata la reazione negativa del mercato, con il titolo Volkswagen arrivato a perdere fino al 10 per cento scendendo sotto la soglia dei centro euro. Moody' s si è svegliata dando voto negativo a gruppo. Lo scivolone ha avuto riflessi in tutto il listino di Francoforte che ha perso quasi l' 1 per cento. Il governo della Merkel ha cercato di correre ai ripari dicendo che farà piena luce sull' accaduto. «Volkswagen ha segnalato spontaneamente la vicenda del CO2, il che dimostra che è seriamente impegnata sul fronte della trasparenza», ha dichiarato il ministro dell' Economia Sigmar Gabriel Gabriel. Sostiene, in ogni caso, che il buon nome del made in Germany non è in discussione. Ma chi l' ha detto? È noto il combinato disposto che, in Germania, unisce industria e politica. Non a caso la cancelliera Merkel si è sempre opposta a Bruxelles a ogni tentativo della Ue di inasprire i controlli sulle emissioni. Ma proprio questo collegamento stretto fra politica e industria consolida il dubbio che la politica di rigore imposta dalla Germania nell' Eurozona sia funzionale, soprattutto al successo del Made in Germany. I dati sulla produzuione degli ultimi anni lo confermano. La moneta unica come strumento di supremazia per garantire all' industria tedesca di prevalere su tutto il resto d' Europa. L' eterna guerra di conquista. Solo condotta con altri mezzi. Nino Sunseri

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