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Jean-Claude Juncekr: "L'Italia non si può lamentare"

di Andrea Tempestini domenica 14 dicembre 2014

2' di lettura

Dopo la minaccia di "conseguenze spiacevoli" e le risposte del governo italiano, con tono sprezzante, torna a farsi sentire Jean-Claude Juncker, il presidente della Commissione Europea, il falco del rigore pilotato dalla manina della Germania di Angela Merkel. "Se c'è qualcuno che non può lamentarsi - afferma - è proprio l'Italia. Sento molte più lamentele per la comprensione mostrata", afferma scordandosi con tutta evidenza gli ultimi tre anni vissuti dal Belpaese, che ancora sconta gli effetti della "cura Monti", ossia tasse ed austerity di matrice europea. La minaccia - Juncker, nel corso di un'intervista ai quotidiani Avvenire, The Guardian e Suddeutsche Zeitung in edicola domani, venerdì 12 dicembre, ritorna poi su quelle "conseguenze spiacevoli" di cui aveva parlato: "Avremmo potuto attivare per l'Italia una procedura per debito eccessivo. Invece ho parlato con Renzi, per il quale nutro sentimenti di amicizia, anche al G20 in Australia e gli ho detto: se vuoi mostrare la volontà di intraprendere le necessarie riforme, per favore scrivetemi una lettera per dirmelo. E questo l'Italia ha fatto". Juncker, poi, difende a spada tratta l'operato delle istituzioni continentali, affermando che nel caso dell'Italia e della Francia, la Commissione "ha operato in modo politico, non burocratico. Dobbiamo prendere atto che l'intera situazione economica anche a livello globale è drammaticamente peggiorata. Anche questo dimostra che si tratta di una Commissione politica e che dunque non siamo per un'attuazione burocratica del Patto di Stabilità". Juncker ribadisce che "il patto non è mai stato applicato in modo più felssibile". "Vi amo, ma..." - Nelle ultime battute dell'intervista, Juncker torna al punto dal quale era partito, ossia alle "lamentele" dell'Italia. Il presidente della Commissione esprime amicizia per Renzi e per il Belpaese, "che amo", ma critica il fatto che il premier "in numerose dichiarazioni pubbliche ha suscitato l'impressione che la Commissione sia una macchina trascinata da cieca burocrazia". Per ultima, una battuta sulla situazione greca e sulla possibile crisi che deriverebbe da un voto anticipato e dalla vittoria di Syriza, movimento antieuropeista di estrema sinistra: "Quanto è accaduto alla Borsa di Atene - conclude Juncker - non è il segnale di una nuova crisi".

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