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Deflazione, ecco cos'è e cosa cambia per le nostre tasche

di Andrea Tempestini domenica 31 agosto 2014

2' di lettura

Ora è ufficiale: per la prima volta dal 1959 l'Italia è in deflazione. Un risultato tutt'altro che lusinghiero raggiunto proprio da Matteo Renzi, il premier dell'ottimismo e degli 80 euro, che però non sono serviti a un bel nulla. Ma che cos'è, la deflazione? Che cosa comporta? Queste le domande a cui, in breve, cerchiamo di offrire una risposta. Per prima la definizione: per deflazione s'intende una diminuzione generale del livello del prezzi, insomma l'esatto opposto dell'inflazione (che, al contrario, pur lieve, sta caratterizzando l'andamento macroeconomico dell'area euro, Italia esclusa). Meccanismi psicologici - Per deflazione s'intende una discesa generalizzata del costo della vita. Buone notizie, pensate? Non proprio, perché gli effetti del fenomeno sull'economia sono disastrosi. In primis, con la caduta dei prezzi, se pur il conto per i consumatori diventa meno pesante, con la deflazione s'innesca un particolare meccanismo psicologico: rimandare l'acquisto attendendo un ulteriore calo dei prezzi. Stesso discorso per le aziende, che vengono invogliate a rimandare nel tempo gli investimenti produttivi già programmati, con ovvie conseguenze occupazionali. Il rischio, in buona sostanza, è che gran parte delle merci restino invendute in magazzino, che l'economia subisca una paralisi. Debito pubblico - Ci sono poi le conseguenze relative al debito pubblico, che rischia di schizzare verso l'alto. Il Pil, infatti, aumenta ogni anno in valore assoluto anche grazie all'inflazione e, soprattutto, grazie ai beni e servizi venduti. Dunque, se l'inflazione risulta negativa, anche il Pil sarà destinato a scendere. Di conseguenza il rapporto tra l'indebitamento pubblico e il Pil, storico tallone d'Achille del Belpaese, potrebbe muoversi ancora verso l'alto. Occupazione - La deflazione, insomma, va combattuta - e subito - con misure efficaci. Il rischio di una pericolosissima spirale è molto elevato. La riduzione dei capitali provenienti dall'attività commerciale, come accennato, si ripercuote a cascata sulla produzione e sterilizza la possibilità di nuove assunzioni. Il concreto rischio è che la già altissima disoccupazione schizzi ancora verso l'alto. Lo spettro della deflazione, in particolare, rischia di assestare un colpo fatale alle imprese che non riescono ad affacciarsi su mercati differenti da quello nostrano: in un mercato stagnante, sarebbero quasi inevitabilmente destinate a una precoce chiusura.

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