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Ocse: economia in lenta ripresa

Italia attenta allo scudo fiscale

Albina Perri
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La ripresa è lenta. Ma c'è. Il problema disoccupazione resta, ma i debiti si ridurranno prima del previsto, e questo dovrebbe dare slancio, moderato, al mercato globale. Insomma, è un disel, ma funziona. Lo dice L'Ocse, nell'Economic Outlookpresentato oggi. Un capitolo speciale è dedicato all'Italia: lo scudo fiscale deve favorireil ritorno dei capitali dall'estero, dicono gli esperti, ma «dovrebbe essere considerato dai contibuenti come una misura eccezionale, considerati gli impegni quasiuniversali di trasparenza in materia di scambi di informazioni fiscalirecentemente presi». Il rischio, se lo scudo non fosse considerato come una misura eccezionale, «è che i contribuenti possano concludere che altre ammnistie fiscali sono probabili». Fine contrazione- La marcatacontrazione dell'economia nell'Eurozona sembra terminareprima di quanto previsto, con ulteriori miglioramenti delquadro finanziario, misure di stimolo fiscale e stabilitàdell'export. Gli esperti dell'Oscse avvertono tuttavia che il problema delladisoccupazione e l'accelerazione del processo di riduzionedel debito nel settore finanziario suggeriscono che ilrecupero del ciclo sarà graduale. L'economia Usa«sta uscendo gradualmente da una grave recessione», dice l'Ocse. Intanto è diminuito il rischio di nuovi grandifallimenti nel settore bancario, anche se nuovi capitalidevono ancora compensare le perdite finanziarie, mentre ilsistema famiglie evidenzia una forte riduzione del debito ela ricostituzione dei beni. Il Pil- L'Ocse rivede al rialzo le stime dicrescita per il 2010: i paesi dell'area registreranno un aumentodel Pil pari all'1,9% contro lo 0,7% previsto in precedenza. Nel 2011 è prevista una crescita del 2,5%, mentre quest'annoil Pil dei paesi dell'area scenderà del 3,5%. Gli interventipubblici senza precedenti che, assieme al rimbalzo delladomanda nei Paesi non-Ocse, hanno fatto da traino alrimbalzo dell'attività hanno d'altro canto spinto i deficitstatali a livelli multipli rispetto al recente passato (8,3%nel 2010 e 7,6% nel 2011, dopo 8,2% nel 2009 e contro -3,5%nel 2008 e -1,3% nel 2007). La ripresa appare destinata arestare modesta, perchè - spiega l'Ocse - resta la necessitàdi rafforzare gli istituti finanziari, il settore privatodovrà continuare a risanare i propri bilanci e verràgradualmente meno il sostegno delle politichemacroeconomche. Nell'insieme l'output gap (cioè ildifferenziale tra crescita potenziale e crescita realeprevista) resterà elevato anche nei prossimi anni: da -4,6%del 2009, è stimato a -4,1% nel 2010 e a -3,2% nel 2011. Perqueste ragioni la disoccupazione nell'area è attesa inaumento al 9% nel 2010 (9,1% nel quarto trimestre) dall'8,2%nel 2009, per scendere poi leggermente nel 2011 (8,8%sull'anno, 8,6% nell'ultimo trimestre). La disoccupazione -  «Entro la fine del2010, il numero delle persone disoccupate nei Paesi Ocsesarà superiore di 21 milioni rispetto alla fine del 2007» ec'è il rischio che almeno in parte siano destinati adiventare disoccupati di lungo termine, prevede lo studio.Il quadro occupazionale ed economico farà sì chel'inflazione resti su bassi livelli: 1,3% nel 2010 e 1,2%nel 2011, da 0,5% del 2009 e contro 3,2% del 2008. I rischidi un peggioramento dello scenario vengono sia dalladisoccupazione che potrebbe deprimere le spese al consumo eavere un impatto sugli istituti di credito più del previstosia dall'inflazione, in quanto uno shock negativo potrebbespingere alcuni Paesi in un territorio deflazionistico, dacui è sempre difficile uscire. In questo contesto, «sarà unasfida inziare a 'smontare' in modo ordinato e coerente lepolitiche anti-crisi». Piani di risanamento - Secondo l'Ocse, oltre alla gradualeriduzione dello stimolo monetario, sarà centrale lapreparazione di piani credibili di risanamento dei conti pubblici da realizzare quando la ripresa saràsolida. «Le politiche di stimolo vanno attuate appieno»,tuttavia «entro il 2011, sulla base delle attualiproiezioni, i Paesi Ocse dovrebbero essere in grado diiniziare a ritirare lo stimolo fiscale», indicano glieconomisti dell'Organizzazione. Per evitare che laprospettiva di un accumulo di debito pubblico nei prossimianni faccia aumentare i tassi di interessi a lungo termine edeprima i consumi, «è importante impegnarsi in anticipo su- e comunicarle - credibili strategie di consolidamento dimedio termine».

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