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Il cuneo fiscale in Italia è il quinto piu alto dei Paesi Ocse. L'analisi di Andrea Pasini

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di Andrea Pasini

Il cuneo fiscale in Italia è il quinto più altro tra i paesi Ocse. È quanto traspare dal rapporto “Taxing Wages” pubblicato la scorsa settimana che analizza la differenza tra il costo per il datore di lavoro e la retribuzione netta percepita dal dipendente. 

Il peso del fisco sul lavoro per il 2021 è stato del 46,5%, quasi dieci punti percentuali sopra la media Ocse. In Italia, infatti, il prelievo tra imposte sul reddito e contributi resta tra i più gravosi nel mondo industrializzato, soprattutto nel caso di lavoratori con figli. 

Io sono Andrea Pasini un imprenditore di Trezzano Sul Naviglio e posso dire che la situazione non è delicata soltanto in Italia. Secondo i dati, nell’ultimo anno il cuneo fiscale è aumentato in 24 Paesi, diminuito in 12 Paesi e rimasto invariato in due. Il 2021 ha infatti portato gran parte dei governi a ridurre le misure e le agevolazioni fiscali anti-crisi introdotte nel pieno della pandemia, portando così un aumento della tassazione.  Il fisco più esoso sul lavoro tra i Paesi avanzati nel 2021 è stato quello del Belgio (cuneo al 52,6%), seguito da Germania (48,1%), Austria (47,8%) e Francia (47%). Il paradiso fiscale, quanto a prelievo sul lavoro, è la Colombia (zero), seguita dal Cile (7%) e dalla Nuova Zelanda (19,4%).

Tornando all’Italia, al cuneo pari pari al 45,6% nel caso di un lavoratore single con retribuzione media si arriva sommando il 15,3% di incidenza dell’imposta sui redditi (Ocse 13%), il 7,2% di contributi a carico del lavoratore (Ocse 8,2%) e il 24% dei contributi a carico del datore di lavoro (Ocse 13,5%).

Gli assegni per i figli e gli sgravi che tendono a ridurre il peso del fisco sul lavoratore con figli, in Italia sono del resto inferiori (8,6 punti percentuali) rispetto alla media Ocse (10 punti). Se poi in una famiglia con due figli, i redditi da lavoro sono due (uno pari al 100% della retribuzione media e l’altro al 67%), il cuneo complessivo nel nostro Paese risulta del 40,9% contro la media Ocse del 28,8%.

Nel complesso, il lavoratore medio single in Italia porta a casa una retribuzione netta pari al 70,4% del salario lordo contro il 75,4% medio Ocse, di riflesso a un’aliquota di imposizione media sul reddito del 20,1% (Ocse 14,9%) e a un prelievo previdenziale del 9,5% (Ocse 9,7%). Nella famiglia con due redditi da lavoro e due figli, tenuto conto delle relative agevolazioni e detrazioni, il prelievo rispetto al salario lordo è del 18,3% contro il 13,1% Ocse e quindi la retribuzione netta che arriva a casa è pari all’81,7% della lorda contro l’86,9% medio Ocse.

Appare evidente che urgano politiche fiscali significative che ridiano competitività al territorio e politiche sociali che possano ridistribuire ricchezza e rilanciare i consumi.

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